venerdì, dicembre 19, 2008

Guardare la verità, contro le leggende nere


Le parole di Fini a proposito delle presunte responsabilità della Chiesa cattolica nel non aver opposto resistenza alle leggi razziali hanno suscitato non poche critiche da parte di giornalisti, storici e intellettuali. Questo fatto fa emergere la seguente questione: continua l'andazzo di esprimere giudizi contro la Chiesa in base a pregiudizi, senza conoscere bene la storia. Qui riporto un breve passaggio dell'articolo scritto da Renato Farina su Libero che andrebbe letto per intero.

"Che la chiesa non si sia opposta alle leggi razziali, è una leggenda nera, proprio fasulla. In realtà Pio XI insistè pesantemente perché le leggi razziali non passassero. Cominciò con un lavoro preventivo, condannando Hitler con l'enciclica "Mit brennender Sorge", contro il razzismo nazionalsocialista".
(Il cattolico Gino Bartali aiutò i fratelli ebrei durante il periodo delle persecuzioni, nascondendo documenti importanti, le loro fotografie, nel telaio della bicicletta durante i suoi allenamenti. Tali documenti assicurarono la salvezza a decine di ebrei).

giovedì, dicembre 18, 2008

Una ripassata di storia per l'Onorevole Gianfranco Fini

Le leggi razziali del 1938 in Italia
A proposito delle dichiarazioni di Gianfranco Fini

Dall'Osservatore Romano 17 dicembre 2008. Ha suscitato stupore e molte polemiche il discorso pronunciato ieri dal presidente della Camera dei deputati italiana, Gianfranco Fini, in occasione di un convegno per il settantesimo anniversario dell'introduzione delle leggi razziali in Italia. "Ma l'ideologia fascista - ha detto Fini - non spiega da sola l'infamia.
C'è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata, nel suo insieme, alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica". Politici, storici e media sono intervenuti per correggere o sostenere le affermazioni di Fini. Non è vero che la Chiesa italiana non si oppose alle leggi razziali del 1938, ha puntualizzato subito Radio Vaticana, intervistando due autorevoli contemporaneisti che hanno dedicato importanti studi al periodo in questione: Francesco Malgeri, dell'università di Roma La Sapienza, e Andrea Riccardi, dell'università di Roma Tre.
I silenzi di un Paese intero titola oggi in prima pagina il "Corriere della Sera" un dettagliato articolo del vicedirettore Pierluigi Battista che mostra come intellettuali, senatori e antifascisti tacquero quasi tutti. "Fini "scivola" su leggi razziali e Chiesa", ha titolato invece ieri sul suo sito in rete "Avvenire", che critica anche il leader del Partito democratico, il quale nel pomeriggio di ieri aveva definito l'analisi di Fini "di una verità palmare".
Di certo, sorprende e amareggia il fatto che uno degli eredi politici del fascismo - che dell'infamia delle leggi razziali fu unico responsabile e dal quale pure da tempo egli vuole lodevolmente prendere le distanze - chiami ora in causa la Chiesa cattolica. Dimostrando approssimazione storica e meschino opportunismo politico.
(L'Osservatore Romano - 18 dicembre 2008)

mercoledì, dicembre 17, 2008

Solzhenitsyn in Brianza









C'è un Solzhenitsyn in Brianza che ha venduto 400 mila copie. Escono i racconti medievali dell'autore del Cavallo rosso, ormai un classico. Mentre la critica dorme, i lettori lo adorano. A loro è dedicato il nuovo libro di Eugenio Corti. A Milano la presentazione.
(da Libero, di Francesco Borgonovo, vai alla rassegna Stampa di Dipopolo per la lettura dell'articolo)

venerdì, dicembre 12, 2008

Il sorriso della prigioniera




Il libro, dal titolo, "Prigioniera di Teheran" di Marina Nemat è uscito in Italia lo scorso anno, per i tipi della Cairoeditore. L'idea di parlarne ora è suggerita dal fatto che ho incontrato di persona l'autrice durante il convegno organizzato dall'Università del secondo Rinascimento a Villa Borromeo a Senago (Mi), durante il quale sono intervenuti decine di scrittori e intellettuali in gran parte dissidenti.


Dopo una chiacchierata-intervista con l'autrice, che ora vive in Canada, ho deciso di leggere il libro, incuriosito dalla trama e anche colpito dalla personalità e dalla disponibilità della scrittrice nel comunicare con l'interlocutore che aveva di fronte.

La trama la potrete trovare su altri siti, è semplice, basta saper usare google. Io invece vorrei scrivere alcune impressioni personali che ne ho ricavato dalla lettura. Dico solo, in breve, che cosa racconta questo libro: Iran, una fredda sera di gennaio 1982 i guardiani della Rivoluzione arrivano a casa di Marina per arrestarla. Il racconto rievoca gli anni belli e spensierati della ragazza, i primi amori, le simpatie, l'incontro con gli altri ragazzi, il rapporto, non bellissimo, con i genitori. Senza quasi un perché Marina si trova in una cella di Evin, che è la famigerata prigione di Teheran dove si soffre, si viene torturati e si muore. Lì, Marina, infatti, avrebbe dovuto trovare la morte, invece viene salvata da una delle guardie. E' un uomo, che appartiene ad un'altra fede religiosa e che si innamora della ragazza.

Non rivelo altro, altrimenti non c'è gusto nella lettura che consiglio a tutti. Marina accompagna il lettore nella sua storia come se lo tenesse per mano. Il lungo racconto è un'Odissea dove troviamo le molteplici sfaccetture di una vita intensa, ricca di episodi, straordinaria e drammatica nel suo dipanarsi all'interno di quella storia scritta con la S maiuscola. Così che questa storia, per chi legge, assume subito il carattere dell'intimità. Come se, Marina, fosse nostra sorella.

Come fa questa scrittrice a trovare la chiave per entrare "nelle grazie" del lettore? Non so rispondere bene, ma intuisco, semplicemente, che abbia usato l'arma della semplicità.

1. Anche nel dramma, Marina non ha mai esagerato. Ha scelto la misura non strillata delle parole. 2. L'impressione è che abbia svelato tutto di sè, si è radiografata, facendo conoscere le proprie paure, i sentimenti, la gioia e il dolore che provava.

Attenzione: la scrittrice parla, fra l'altro, in questo romanzo, di uno dei posti peggiori della terra, ovvero questa terribile prigione di Evin, dove violenze, torture e sevizie erano all'ordine del giorno. Eppure, in questo dramma, sembra che Marina non perda mai, comunque, un sorriso, un'attesa per la vita e le cose buone che promette. Del resto questo dichiara anche nel libro, dicendo che, malgrado tutto il male che ha visto, la fede è una promessa di bene, è per un bene.


Una parte importante della biografia , e quindi del suo libro, riguarda la sua giovinezza. Marina abita in Iran, un Paese islamico, ma è una cristiana ortossa: la tradizione occidentale emerge prepotentemente nei libri che divora fin da piccola. C'è la cultura dell'Occidente: Peter Pan, Alice nel Paese delle Meraviglie, La sirenetta. La regina delle nevi, il soldatino di latta, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco, Hansel e Gretel, Raperonzolo, ed anche Il Leone, la strega e l'armadio. Sono particolari, ma importanti.

La narrazione procede a intreccio, gli anni della giovinezza con quelli della detenzione, un espediente, una tecnica, che contribuisce a rendere ancora più potente il materiale narrato. Le due ere, prima e dopo, si fronteggiano e si amalgamano.

Sul tono delle parole: dovessimo immaginarle come pennellate sono quelle dei maestri che realizzano le icone russe, come se l'arte, sempre, dovesse essere obbedire alla Croce, al sacrificio.
Le icone ispirano serenità e suggeriscono l'idea del compimento.

Un sorriso, non urlato

Grazie Marina per non aver tenuto solo per te questa storia


- continua-




Biografia dell'autrice



Nata a Teheran (Iran) da una famiglia cristiana ortodossa, Marina Nemat, è stata recentemente in Italia per essere insignita del premio per i diritti umani del Parlamento Europeo. Ha ricevuto anche altri riconoscimenti in Europa; in Italia, lo scorso anno, ha ricevuto il Premio Fondazione Carical Grinzane Cavour per la Cultura Euromediterranea Seconda Edizione



Il suo merito è aver abbattuto il velo di silenzio che nonostante tutto continua a nascondere le violenze perpetrate in Iran dopo la Rivoluzione islamica ed aver raccontato la sua personale odissea nel carcere politico di massima sicurezza di Evin.



Nel 1982, tre anni dopo la vittoria della rivoluzione antimonarchica dell’ayatollah Khomeini, Marina Nemat a soli 16 anni viene arrestata e condotta nel carcere di Evin, destinato ai prigionieri politici condannati alla pena capitale. Scampata all’esecuzione all’ultimo minuto, viene rilasciata dopo due anni, due mesi e dieci giorni di detenzione in cui è sottoposta a torture fisiche e psicologiche. Sposatasi, a 26 anni si trasferisce con il marito in Canada dove risiede tuttora insieme ai suoi due figli e dove ha trovato la forza di raccontare la sua storia per denunciare torture e abusi subiti dai prigionieri politici in Iran. Vive a pochi chilometri da Toronto e non è mai più tornata in Iran.




mercoledì, dicembre 10, 2008

L'odissea di un vero dissidente quando il "dissenso" non esisteva



Dopo averne parlato anche il telegiornale, ecco un articolo sul Giornale a proposito della ripubblicazione italiana del testo "finalmente completo di Vita e destino di Vasilij Grossman (Adelphi, trad. C. Zanghetti, pagg. 830, euro 34). L'articolo è di Luca Doninelli, una riflessione acuta e non scontata, (è uno dei pregi che ha Doninelli) di uno dei più grandi capolavori della letteratura.


P.s. Il titolo del post è rubato a quello usato per l'articolo apparso sul Giornale.

giovedì, dicembre 04, 2008

Fra social card e Ilaria d'Amico



Devo essere sincero, c'ho capito poco di questa storia dell'Iva al 20 per cento per Sky. So solo che per quattro giorni Sky mi ha dato un sacco di grattacapi personali. Prima non si vedevanoi canali, il temporale, il vento, l'acqua. La telefonata al call center, con ragazze in gamba come se ne sentono e si vedono di raro ormai negli uffici che ti sanno spiegare a distanza megagallatica (l'ultimache ho sentito era sarda) che ti sanno teleguidare per risolvere i tuoi problemi con il televisore. Senon basta devi chiamare l'amministratore. Ma la segretaria capisce male o io non mi spiego, fatto sta che pensava che avessimo un problema al televisore digitale terrestre. "Tutto a posto!", mi chiama al cellulare l'antennista. Ma che a posto! io non vedo niente.

Come dice bene la sempre brava Annalena Benini sul Foglio"senza brioches" non si può vivere. Figurarsi senza la celestiale visione di Ilaria D'Amico. Va be... Alla fine risolvo il mio problema. Cambio i fili che si collegano all'antenna e mi faccio sostituire il decoder che è andato in corto circuito. Oggi vedo, domani cercheremo di capire che cosa è successo e, soprattutto,se aumenterà il mio abbonamento a Sky, che è quello che costa meno e mi serve anche per lavoro.




Non si può vivere senza brioches, ma nemmeno senza gli articoli di Annalena Benini.

martedì, novembre 25, 2008

Un angelo mi ha salvato, il libro di Marco Palmisano


La vita può sorridere. Può risultare persino splendida. E puoi essere addirittura nella condizione di cavalcarla come il fantino esperto fa sul suo splendido destriero. Poi, improvvisamente, il buio, per colpa di un'operazione andata male.

Marco Palmisano, giovane dirigente televisivo di successo, voleva correggere una miopia col laser e si rivolse ad uno specialista. Invece il chirurgo usò il bisturi. Fu l'inizio del suo calvario che racconta nel suo libro dal titolo "Un angelo mi ha salvato".

Il volume pubblicato negli Oscar Mondadori e giunto alla terza edizione, prefazione di Fiorello e una lettera di Maria De Filippi, dopo appena due mesi dalla pubblicazione ha già venduto oltre trentamila copie. Un successo editoriale - l'opera è anche una sorta di breviario laico prodigo d'insegnamenti - di cui l'autore non sa ancora capacitarsi: "Alla Mondadori mi dicono; lo sa dottor Palmisano che quando un libro riesce a vendere 10 mila copie diventa già un fenomeno editoriale e, in appena due mesi, ne abbiamo già sfornati 30mila? Sarà la rete di rapporti, le amicizie, il passaparola, la presentazione del volume nelle televisioni, ambiente che ben conosco, però c'è qualcosa di stupefacente che faccio fatica a spiegare. Si figuri che so addirittura di un sacerdote che lo fa leggere ai ragazzi come testo da affiancare al libro di catechismo".

Le pagine raccontano in prima persona la sua vicenda, una storia nella quale molte persone si sono immedesimate e che travalica la curiosità intellettuale o il semplice desiderio di gustarsi in pantofole un bel libro. "Il mio libro - spiega Palmisano - ha suscitato grande interesse, vista la quantità di messaggi quotidiani, anche un centinaio, che continuo a ricevere quotidianamente al mio indirizzo di posta elettronica". Ma ripercorriamo brevemente la vicenda che sembra tratta da una sceneggiatura così imprevedibile che spiazzerebbe qualsiasi autore di fiction televisive. Marco Palmisano è un dirigente televisivo che dopo gli studi in Filosofia ha avuto una carriera fulminante, da far invidia. Nell'84 era capoufficio stampa di Roberto Formigoni, per dire, allora vicepresidente del Parlamento europeo. Un giorno incontrarono Silvio Berlusconi: "Qualcuno di voi potrebbe venire nelle mie televisioni?". Dopo 48 ore Palmisano fu convocato dal Cavaliere ad Arcore. L'indomani era da Fedele Confalonieri che lo introdusse nelle dinamiche del gruppo. Poi, presto, Palmisano fece velocemente carriera all'interno di Publitalia, la concessionaria pubblicitaria delle reti Mediaset. I contatti di lavoro, tanti. Gli amici, pure. E, nel contempo, anche una fede cristallina.

Intanto era entrato nei "Memores Domini", il gruppo consacrato di laici fondato da Don Luigi Giussani. Abitava assieme in casa con altre persone, condivideva i lavori di casa - a turno - e i momenti di riflessione e di preghiera. Una comunità monastica, insomma, anche se immersa nella vita e nelle cose di tutti i giorni. Paradosso dei paradossi per un manager Mediaset, in casa non c'era la televisione, per osservanza della regola. Bene. Oltre a tutto ciò, Marco Palmisano trova anche il tempo e soprattutto la passione, di fondare il Club Santa Chiara, associazione che riunisce operatori a vario titolo alcuni professionisti della comunicazione. Poi, alla vigilia d'ennesima promozione, irrompe il dramma. Per correggere una leggera miopia astigmatica, si sottopone ad un semplice intervento agli occhi. L'operazione sembrava di routine: il laser aveva già fatto il suo ingresso in Italia con minime controindicazioni al paziente ma quel pomeriggio il chirurgo volle inspiegabilmente ricorrere al bisturi. "Dalla sera stessa ebbe inizio una vicenda allucinante da cui appena oggi riesco fisicamente a uscire, ricorda lo stesso autore nel suo libro. A poche ore dall'intervento avvertii infatti un acuto e profondo dolore nella parte sinistra della nuca, come trafitto dalla spada". Seguirono sei anni d'inferno, costretto a vivere nell'oscurità per proteggersi dalla luce. Tormentato da dolori lancinanti che lo costrinsero ad abbandonare ogni attività professionale e sociale. Palmisano dovette lasciare la casa dei laici consacrati e trovò rifugio da sua mamma a Legnano. Tra la ricerca di una cura efficace e la tentazione di farla finita, questi sei anni sono trascorsi in una profonda sofferenza, al limite della sopportazione umana.

Fino a quando, era il 22 febbraio 2006, Marco si reca da due frati, Padre Atanasio e fra' Carmelo con l'intenzione di confessare a loro tutte le sue mancanze, comprese quella definitiva che aveva in animo di compiere da lì a poco. Ma dopo l'incontro, prima del commiato, uno dei frati gli indicò la statua di Santa Teresina, dicendogli:"Marco, oggi, nel giorno che ricorda la scomparsa di don Giussani, affidati a Lui e prega santa Teresina, perché anche Lei nella malattia ha avuto più volte, ricorrente, la tentazione del suicidio". Il dirigente, l'esperto di comunicazione, il navigato dirigente televisivo, obbedì ai religiosi: s'inginocchiò e iniziò a recitare la Novena delle Rose, una forma particolare di preghiera affidata all'intercessione di un santo che si recita per nove giorni di seguito con la richiesta di ottenere una grazia importante. Da lì a poco nella vita di Marco irruppe Giovanna Bardellini, medico chirurgo omeopata di Monza che inizia a comprendere la malattia, trova la cura efficace, gli ridona la salute e con lui incontra l'amore.

In un brano del libro, Palmisano sottolinea di non aver "mai lesinato sulla domanda di bene che il suo cuore poneva alla realtà, neanche quando si sarebbe potuto accontentare e che la grandezza di una persona si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con la quale rimane in ricerca".

Come nascono queste affermazioni, così chiare e limpide, immersi come siamo in un mondo impregnato di scetticismo e relativismo rispetto agli ideali?: "E' perché Dio mi ha voluto far conoscere la grazia del dolore - ci racconta - che mi ha fatto riscoprire ciò a cui dovevo rimanere veramente attaccato".

Nel libro si trovano parole splendide e un intero capitolo a proposito dell'innamoramento. E frasi tipo: in amore il miglior attacco è la resa! Qual è il consiglio che darebbe ai giovani che si innamorano?: "Certo, di cedere a tutto, perché il cuore, la ragione, il sentimento cedono di fronte a ciò che vuoi bene. Ma non devi buttarti via alla prima emozione. Bisogna sapere aspettare il momento giusto e avere il rispetto del proprio corpo. Questo è proprio da dire, senza provare vergogna!". E con il mondo della televisione, come la mettiamo? "Alle persone che incontro sul mio posto di lavoro dico di raccontare l'uomo così com'è. Ci sono esperienze di autenticità, programmi di qualità al momento minoritari; bisogna produrne sempre di più. Ah, lo sa, il 20 novembre il Club Santa Chiara festeggia Mike Bongiorno, un riconoscimento ad un uomo speciale, conosciuto da generazioni, che in tanti anni di carriera è sempre stato se stesso". di Angelo De Lorenzi (tratto dal settimanale "Stop")

lunedì, ottobre 13, 2008

Armstrong correrà il Giro d'Italia

Un clamoroso ritorno, quello di Lance Armstrong. L'uomo che ha sconfitto il cancro e vinto sette Tour de France sarà al via della corsa rosa che il prossimo anno festeggerà il secolo di vita. Correrà per vincerlo, secondo le sue dichiarazioni.

martedì, settembre 09, 2008

IL DIO DI ROSERIO IN SELLA AI MONDIALI


In occasione dei campionati Mondiali di ciclismo 2008 che si svolgeranno a Varese l'Associazione Giovanni Testori e il Comune di Varese presentano: Il dio di Roserio, spettacoloteatrale da un testo di Giovanni Testori con Maurizio Donadoni e la regia di Valerio Binasco.



Il talento del grande scrittore lombardo enucleato in uno dei racconti imperdibili delNovecento. Una corsa ciclistica diventa nelle pagine di Giovanni Testori la metafora della condizione umana, dei suo drammi, elevazioni ed aspettative. Maurizio Donadoni porta in scena il dio di Roserio, racconto che rivelò il talento del grande scrittore lombardo.



L'appuntamento è alle ore 21 di venerdì 12 settembre al Teatrino "Gianni Santuccio" a Varese, via Sacco 10.

Per informazioni: Associazione Giovanni Testori tel. 02 552298369. L'ingresso è gratuito.


Lo spettacolo sarà preceduto da un incontro di presentazione del dramma testoriano con Maurizio Donadoni e Paola Ambrosino, studiosa di letteratura del '900, autricedel volume "Da Guernica a Roserio in bicicletta.



In rete ho inoltre trovato in rete questo omaggio a Testori e al suo racconto dal titolo Al Consonni Sergio. Lo trovate a questo indirizzo:
http://brianzolitudine.splinder.com/post/8669971

Al Consonni Sergio

Il Dio di Roserio per allenarsi
andava al Segrino, alla Valassina,
dalla madonnina alla madonnina
su fino al Ghisallo, la fronte china
sopra quel manubrio in piena catarsi
fisica. E arrivato, andava a sciacquarsi
dopo aver pisciato in una latrina
turca, redarguendo i gregari scarsi.
Ma tremava, dentro, perchè in salita
aveva inseguito a Villa Raverio
verso il Monticello (lunga, inaudita
via crucis del ciclo) alla prima uscita
quel gregario, che scalava sul serio,
il Consonni semidio di Roserio.

L'è sta un sass? E' stato un sasso? Non ne sono mica tanto certo. Ma è certo e indiscutibile che Il Dio di Roserio di Giovanni Testori sia il più bel racconto del novecento italiano, nel più bel libro di racconti del novecento italiano: Il Ponte della Ghisolfa.

Allucinato racconto di periferia nord-milanese, fotografia impietosa del boom padano-pagàno del primo dopoguerra, il racconto del Dio narra la competizione tra due ciclisti dilettanti pronti a tutto, pur di emergere dal fango esistenziale in cui si trovano ed arrivare alla gloria: il campione Dante Pessina (il Dio di Roserio) e il suo scalpitante gregario Sergio Consonni.
Questi osa sfidare il Pessina per una vittoria, ben oltre l'inosabile: perderà letteralmente la testa e la lucidità in una ferale caduta, volutamente provocata dal Pessina che poi si laverà le mani giustificandosi appunto così: L'è sta un sass. Successo e vittoria cinicamente uber alles: ordinarie storie di successo di tutti i giorni, nella Brigantia-Brianza.

Testori, nato e vissuto a Novate Milanese da genitori di Canzo (sua mamma, bellissima, era chiamata la stella della Valassina), era brianzolo per nascita ma purtroppo non per residenza, e davvero per un pelo. Però egli brianzolo lo è stato pienamente, fino in fondo per quella tensione, per quell'irrisolto interiore che sempre l'ha corroso dentro, ben riconoscibile nella pastiche linguistica allucinata del Dio di Roserio e di tante sue opere successive.
Giovanni Raboni disse che Testori è un grande del novecento col quale dovremo fare i conti, presto o tardi. Io da più umile brianzolo ricordo semplicemente ammirato le prime venti pagine del Dio, quella visione espressionista della gara di bicicletta in Brianza, dagli occhi-telecamera del Consonni a ruota del Pessina: Ass, Onn, Lecch, Erba, Còm. Cristo, bestia d'un linosa, mòla troia, mòla!

Perchè non c'è scampo: il tema della bicicletta, di questo sellino-divano da psicanalisi è una delle chiavi cruciali per capire e carpire l'essenza della gente brianzola. Quando qualcuno mi domanda se c'è davvero così tanto da dire sulla Brianza, io rispondo che - solo a parlare di ciclismo e di ciclisti brianzoli - potrei tirare avanti per ore, se non per anni. Se non per sempre.



Il ciclismo in Brianza ha una cruciale valenza metaforica e simbolica, sia interna (perché disegna alla perfezione l'individualità chiusa del brianzolo e i suoi rapporti di forza e di gerarchia: tra cap e gregari, tra padron e operari) che esterna (in particolare nei rapporti coi milanesi che in Brianza ci salgono pedalando, e che vedono in essa un femmina da possedere, da percorrere tutta con la bicicleta nova, un rapporto di odio-amore con substrato di grande valenza psicanalitica).
Per i milanesi, sulle strade pedalabili della Brianza esistono due esami cruciali: c’è una salita da diploma ciclistico (il Monticello, lunga rampa in ascesa da Carate a Monticello appunto) e la laurea dei veri grimpeur, l'erta durissima del Ghisallo in alta Valassina, ove è collocato il noto Santuario della Madonna dei ciclisti, con tanto di bicicletta esposta del Fausto Coppi.



E su quei banchi di scuola asfaltati, il Monticello e il Ghisallo, dove hanno studiato e studiano grandi e piccole divinità dei pedali, si può assistere anche a qualche viscontiana Caduta degli Dei, come capitò al mio amico ciclista di Vedano che, salendo l'ultima rampa dura del Monticello, ebbe a superare e riconoscere (quasi un novello Renzo che incontra il tumefatto Don Rodrigo nel lazzaretto) un ingrassato, lentissimo, irriconoscibile, appagato e affaticato Gianni Bugno a fine carriera che, per tirare là ancora una stagione di ingaggio, usciva proprio sul Monticello (da monzese qual era) a farsi il suo quotidiano giro di allenamento.



Il mio amico, riconoscendo incredulo cotanto campione del mondo, ancora in attività, ebbe un moto di vergognosa umiltà nel superarlo e per riparare gli si propose improvvisato gregario, gridandogli: dai Bugno seguimi, se te sèt stanc te tiri su mi! Al che il Bugno Gianni se ne uscì con il più classico, diretto e scontato degli insulti brianzoli: Ma va a da via il c.!
Eh, già. Tante ascese e cadute di piccoli e grandi Dei di Roserio, su queste vette ciclistiche brianzole.

Armstrong di nuovo in sella, scoop o bufala?

Il sette volte vincitore del Tour starebbe infatti progettando un clamoroso rientro alle competizioni con l’Astana dell’amico ed ex team manager Johan Bruyneel, quattro anni dopo il suo ritiro ufficiale. Il campione americano, che il 18 settembre compirà 37 anni, avrebbe in mente di partecipare a poche corse: il Giro di California, la Parigi-Nizza, il Giro di Georgia, il Delfinato e naturalmente il Tour de France, l’amato Tour che gli ha dato gloria e ricchezza, facendo conoscere il ciclismo negli Stati Uniti.

La notizia, pubblicata su VeloNews, potrebbe essere confermata questo mese in un articolo esclusivo su Vanity Fair. Ma le voci del ritorno di Armstrong si sono diffuse a tamburo battente anche al Giro del Missouri, in svolgimento questa settimana.Potrebbe essere una clamorosa bufala, anche perché L'Astana avrebbe già smentito però - come scrive oggi la Gazzetta.it ci sono
" almeno due indizi che fanno pensare che sia davvero possibile. Primo: Armstrong ad agosto ha di nuovo chiesto di essere inserito nel programma di test antidoping a sorpresa dell’Agenzia americana (chi voglia tornare a correre deve farlo almeno 6 mesi prima dell’inizio della nuova stagione). E, stando alle indiscrezioni, avrebbe intenzione di pubblicare su Internet tutti i risultati dei test a cui si sottoporrà in futuro con la squadra".

Che abbia voglia di pedalare non c'è dubbio. La maratona, disciplina in cui si era cimentato non lo ha soddisfatto pienamente. Non è vecchissimo e forse ha voglia di dimostrare che ha vinto pulito i suoi Tour. Questo il sensodella sfida, probabilmente.

martedì, agosto 26, 2008

Cammarelle su Quasi Rete

Carlo Annese, su Quasi Rete, dedica un post all'impresa di Cammarelle riprendendo un brano dello scrittore Roberto Saviano sulla boxe "Il pugilato rimane uno sport epico perché si fonda su regole della carne che pongono l'uomo di fronte alle sue possibilità".

Garzelli, primo nella classifica Uci, prenota il "suo" mondiale

Stefano Garzelli ha riconquistato la maglia di leader della classifica Uci "Europe Tour", grazie ai numerosi podi delle ultime settimane. Una classifica di cui pochi, forse, conoscono l'esistenza, ma che ha comunqueil pregio di segnalare i corridori più in forma del momento. Basterà per convincere il Ct Ballerini a convocarlo per i mondiali? Dalla sua - di Garzelli - è che si corre sulle sue strade. Il percorso, però, non è proprio quello più adatto agli scalatori. Davvero difficile capire oggi se Ballerini vorrà spendere questa carta. L'esperienza del corridore potrebbe essere d'aiuto per la squadra.

lunedì, agosto 25, 2008

Mondiali di ciclismo a Varese (-34), i corridori che vedono l'azzurro


Mancano 34 giorni alla prova iridata di Varese e la squadra che farà sembra essere lievitata nella mente del Ct Ballerini. (nella foto una fase della Coppa Agostoni) E' da settimane che afferma che c'è un'unica certezza per la nazionale e questa è Bettini, però dall'intervista apparsa sulla Gazzetta, si possono già trarre alcune considerazioni interessare e azzardare già un pronostico dei convocati.


Intanto l'analisi tecnica della corsa che avremo a Varese. Non è un percorso duro, pero non è adatto nemmeno a velocisti puri. Sembra essere il circuito più adatto al Bettini dei giorni migliori. Non c'è tempo per fiatare, dopo le salite. Dice Ballerini: " è più insidioso di quello di Madrid, dalla cima di via Montello il gruppo si allunga e non recuperi più fino alla fine della discesa, il tratto di pianura è breve, così alla salita dei Ronchi arrivi in affanno."



Le squadre che sanno di avere un potenziale vincitore cercheranno di tenere assieme il gruppo. Oppure di lanciarequalche "mezza punta" in avanscoperta per alzare il ritmo della gara.
Quindi Ballerini avrà bisogno: di ottimi faticatori e corrridori d'esperienza per tenere assieme il gruppo (Bruseghin, Tosatto, Bosisio), oppure per inserirsi nelle fughe.
Dei guastatori che all'occorrenza possono entrare nelle fughe o lanciarsi all'attacco se Bettini non sarà in forma nel giorno del Mondiale (Cunego, Pellizzotti, Ballan, Rebellin).
Corridori fidati, gregati di lusso come Paolini che su un percorso del genere possono anche disputare la volata.



Ps. Ballerini vede di buon occhio Bosisio al quale affiderà un ruolo speciale e potrebbe portare come riserva il buon Ginanni.

Per riassumere:
Probabili convocati
Paolo Bettini, Luca Paolini, Davide Rebellin, Matteo Tosatto, Gabriele Bosisio, Marzio Bruseghin,Alessandro Ballan, Damiano Cunego,Franco Pellizzotti

domenica, agosto 24, 2008

Cammarelle, l'ultimo oro arriva da Cinisello Balsamo

Una domenica d'agosto, pochi bar aperti. Rare le persone in giro in questo paesone che è Cinisello Balsamo dove Cammarelle, l'ultimo oro conquistato a Pechino, ha vissuto. I genitori e il fratello di Cammarelle abitano ancora in una casa con il cortile, di quelle tradizionali che ancora un po' si trovano in Lombardia. Si trova vicino al centro della cittadina.

Cammarelle ha imparato a tirare a Cinisello Balsamo, da Biagio Pierri, primo tecnico di Cammarelle, insieme ad Aldo Turla, presidente della società Rocky Marciano di via XXV Aprile. Ora vive ad Assisi e a Cinisello ci torna raramente. Ma sicuramente ora tornerà a festeggiare con la sua medaglia d'oro al collo.

Il supermassimo lombardo ha sconfitto il cinese Zhang Zhilei nell’ultima gara del programma dei Giochi. Un colpo ben preciso in avvio del quarto round ha posto fine all'incontro, che ha confermato un ampio pronostico che dava vincente Cammarelle.



sabato, agosto 23, 2008

Josefa Idem. Fermatela!

Josefa Idem. Intanto chapeau! D'accordo. Agguantare un argento a quasi 44 anni, è un'impresa. Almeno, a noi sembra un'impresa.
Ma c'è un elemento che disturba nel vedere quest'atleta. Arriva sul traguardo, un po' frastornata, perché non sa ancora se ha vinto o se è giunta seconda o terza. Solo all'intervista capisce di aver sfiorato il gradino più alto. Ecco, figurarsi. Uno potrebbe aspettarsi che adesso annuncia il ritiro. E invece no. Lascia aperta la possibilità della sua partecipazione ai prossimi Giochi a Londra.
Fermatela, mi sembra la Longo, quella del ciclismo che qualcuno ha soprannominato Nonna Abelarda. Negli sport ad alto livello gli organizzatori dovrebbero porre un limite d'età oltre il quale non puoi più partecipare. Se vuoi continuare lo puoi fare fra gli amatori.
La Idem sembra non accorgersi che il tempo passa. E c'è un tempoper tutto, come è scritto nella Bibbia. Infatti: facevano tenerezza i suoi bimbi. Facevano tenerezza ma dicevano anche quanto la mammafosse la mamma e avesse la sua età. Fermatela, per favore.
E fermate quei giornalisti che adesso si butteranno a capofitta sulle tastiere del pc per osannare mielosamente la performance di Josefa Idem

venerdì, agosto 22, 2008

CINESERIE

Perché i cinesi ci inquietano

Difesa cinese di Annalena Benini (da Il Foglio)
Mamme in Cina (sempre di Annalena Benini)

giovedì, agosto 21, 2008

Schwazer (oro) come superman nella marcia

Saranno entusiasmanti le immagini della Vezzali sul podio, sarà bello ammirare le foto della Granbassi sulle maggiori copertine dei magazine italiani, ma questa medaglia d'oro non ha paragoni. No. Schwazer questa notte, nella 5o chilometri di marcia ha dimostrato che cosa significa essere forti, virili, determinati.
Marcia maschia, marcia canta.
Aveva i favori del pronostico, sarebbe stato facile sbagliare, cioè andare fuori giri con la testa. E lui, questo ragazzone di ventitre anni che arriva da un piccolo paesino di 31 abitanti in Alto Adige, è stato ad un pazzo dalla follia. Si è sbracciato sul percorso, salutava gli italiani, gli amici, gli allenatori, i parenti, e chissà, anche i cinesi... Cinesi che si sono messi d'impegno per favorire un connazionale marciante ai limiti del regolamento (andava squalificato dopo 10 chilometri).
Poi la forza d'urto dell'azzurro ha messo tutti d'accordo. Vittoria maschia.
Secondo, per la cronaca, l'australiano Tallent, terzo il forte e temibile russo Nizhegorodov. Non ce ne voglia la Granbassi, continueremo ad ammirarla ma quest'oro eccezionale rilancia i maschietti.
Particolare. Finita la gara, dopo 50 chilometri, Schwazer si è messo a correre per festeggiare. E chi lo ferma Superman?


Rigaudo, bronzo nella 20 chilometri

Elisa Riguado agguanta il terzo posto nella 20 chilometri di marcia alle Olimpiadi di Pechino. Corsa saggia, brava nella rimonta e stabilisce anche il suo personale. Arriva dietro la russa Kaniskina e la norvegese Plaetzer. E' la prima medaglia per l'atletica italiana. Sabato mattina, nelle prime ore della notte (ora italiana) arriverà il turno di Schwazer che marcerà per l'oro.


mercoledì, agosto 20, 2008

Antonietta di Martino, nell'alto le speranze di una medaglia



L'intervista.
Questa notte a Pechino salterà l'azzurra in lizza per una medaglia. La Di Martino. Ecco l'intervista pubblicata sul magazine Freesport che fa emergere lo spessore e la simpatia del personaggio

Antonietta Di Martino è della provincia di Salerno. Gareggia per le fiamme gialle. E' un'atleta che fino a pochi anni fa conoscevano veramente in pochi, se non gli addetti ai lavori che seguono da vicino l'atletica leggera. E' diventata un personaggio, anche senza volerlo quando ha battuto il il record italiano del salto in alto con 2.03, lo scorso anno a Milano durante la finale di Premier League. Il record precedente apparteneva a Sara Simeoni. Ma quella misura è come se non l'avesse mai fatta, per l'umiltà che dimostra. Eppure ha avuto il merito – oppure il torto – di cancellare un record che apparteneva ad uno dei maggiori “monumenti” dell'atletica italiana, quella Sara Simeoni, bandiera e simbolo di una certa atletica, molto umana, lontana anni luce da certe esasperazioni che sono arrivate dopo, anche in questo ambiente. L'intervista – pubblicata su Freesport - è stata raccolta alla vigilia della Notturna di Milano.


Com'è la pista dell'Arena?
“Qui ho vinto il mio primo titolo italiano e avevo 22 anni. E sempre all'Arena ho fatto il mio record nazionale. E' una pista che mi porta bene e a cui sono molto legata. Il pubblico di Milano è caloroso e ho anche molti amici che vivono in questa città”
Come ha iniziato a praticare l'atletica?
“Con i Giochi della Gioventù. Ho iniziato a praticare sport provando un po' di tutto: pallavolo all'atletica, pallamano e persino il calcio. Ho avuto la fortuna di avere un professore che mi ha fatto provare di tutto assieme ai miei compagni di classe. Questa persona speciale si chiama Francesco Raimondi. Da giovane ha praticato l'atletica ed è riuscito a comunicarmi questa sua passione. Ed io,
da piccola, mi piaceva correre e avevo questa sensazione di voler provare a volare”.
Dove ha iniziato esattamente?
“A Salerno nello stesso campo dove mi alleno tuttora”.
Quale sono le discipline che si praticano dove vivi?
“Come da altre parti domina il calcio. Però c'è anche chi pratica la pallacanestro, la scherma e qualcuno anche l'atletica. Ora che alcuni ragazzi che si allenano al mio campo iniziano a raccogliere dei buoni risultati, l'atletica è entrata di più nelle case di chi abita nella mia regione”
Il salto in alto non è stato però il suo primo amore...
“Praticavo l'epthatlon. Un giorno riuscii a saltare 1 metro e 98: da allora iniziai la carriera come saltatrice in alto. Ma ho sempre avuto la passione del volo”.
Fratelli? Sorelle?
“Un fratello più grande di me e una sorella più piccola”.
Anche loro sportivi?
“Mio fratello aveva iniziato a praticare atletica e io infatto lo seguivo al campo di Salerno. Ma ha mollato subito quando ha iniziato a lavorare”
Come è avvenuto il passaggio dall'epthatlon?
“Nel 2002 mi sono strappata ad un bicipite e ho cambiato allenatore. Ho deciso di abbandonare la disciplina perché ero soggetta a frequenti infortuni. E così mi sono dedicata completamente al salto in alto anche se nei miei allenamenti continuo a cimentarmi nelle prove dell'epthatlon perché mi aiutano ad allenare varie abilità e parti del corpo. Poi, sa, sono piuttosto bassa come saltatrice, appena 1.69. Ho bisogno di allenarmi davvero tanto se voglio competere con le mie avversarie. Le altre misurano almeno 1 metro e 75 centimetri... Un metro e 94 la Vlasic”.
Quando si è scoperto che la Di Martino sapeva saltare bene?
“Nel 2001 quando a Catania ho saltato 1 metro e 98. Poi però ho avuto tanti infortuni che non mi hanno permesso di fare subito il salto di qualità. Ma è stata una sfortuna che si è rivelata, in realtà, anche una grande fortuna. Per anni non sono stata sfrutttata dal punto di vista agonistico e ciò mi ha permesso di crescere parecchio senza affanni e condizionamenti. Stavo ferma anche per tre o quattro mesi e ho dovuto anche mettere il gesso parecchie volte”.
Ma ha mai avuto un punto di riferimento, un campione che la ispirava?
“Naturalmente Sara Simeoni”.
Un monumento
“Esattamente. Mi piaceva come affrontava le gare.
Come l'ha ispirata?
“Ho letto molto su di lei sui giornali. Ho visto i video delle sue competizioni. Molti mi hanno detto che ho superato Sara Simeoni: non è mai stato il mio pensiero”.
Un'epoca diversa quella vissuta dall'atleta veronese ma forse c'è un punto in comune con il suo modo d'intendere l'atletica. Molta semplicità nell'affrontare questa avventura che è lo sport, anche se praticato ad altissimo livello. Che cosa ne pensa?
“Molti credono che praticare atletica fin da giovanissimi ad alto livello sia una fortuna, invece non è vero”.
Un consiglio allora per i ragazzi...
“Prima regola: bisogna divertirsi. L'atletica ad alto livello arriva dopo, verso i venti anche ventidue anni. Prima, c'è tutto il tempo per divertirsi ed è ciò che conta per davvero. C'è chi non mangia, fa la dieta, va in giro in continuazione perché deve gareggiare. E' troppo, è esagerato”.
Non c'è solo l'atletica e il salto in alto nella sua vita. Pare di capire...
“Bisogna coltivare molti interessi. Non si può vivere solo di una cosa perché nel momento in cui venisse a mancare, ci si ritroverebbe persi. C'è la musica, la compagnia degli amici, sto con il mio ragazzo, ci sono le gite sulla costiera amalfitana. Oppure sto con mia nipote Sydney.
Cucina?
“Mi manca il tempo. Però l'anno prossimo mi sposo e quindi dovrò imparare per forza.
Sono in corso i preparativi, sarà per il prossimo anno, naturalmente dopo le Olimpiadi di Pechino. Quando finiranno i Giochi, inizieremo seriamente a preparare il nostro matrimonio”.
Due grandi obiettivi: Pechino e il matrimonio...
“Sono assieme a Massimiliano da sei anni, stiamo bene assieme. Il matrimonio è un passo normale che ci aspetta. Ci incontrammo la prima volta quando saltai 1 metro e 98”.
Anche lui uno sportivo?
“Allena. Però è avvocato”
Un avvocato atletico. Geloso?
“No. Mi lascia vivere l'atletica e condivide tutta la mia vita, ormai fa parte di me e lui conosce il mio mondo”.
Piatto preferito?
“Spaghetti con le vongole”.
E quello che vorrà preparare da donna sposata? Oppure cucina l'avvocato?
“No! In cucina lui proprio non ci deve entrare”.
Attore preferito?
“Stallone. Ho un debole per Rocky e per Indiana Jones e il tempio maledetto”.
Musica?
“Rossi, Ligabue. I cantautori italiani”
Come vive l'attesa per Pechino?
“Non ci penso, è l'unico modo per non venire schiacciati dalla pressione psicologica che è come un mattone che ci sovrasta tutti noi atleti”.
Chi teme di più delle avversarie?
“La Vlasic che ha una marcia in più rispetto a tutte le altre. Penso che possa vincere anche se tutto è possibile nella vita, specialmente ad una Olimpiade. Per il secondo e il terzo posto ci sono parecchie atlete che possono giocarsi il piazzamento. Una decine di atlete sono da podio. Sarà dura”.
Vale più di 2.03, meglio del record italiano. Potrebbe saltare una misura superiore?
“Al momento non saprei, anche se sto iniziando a entrare in forma in questo periodo e le sensazioni sono molto buone”.
Come si concentra, prima del salto? Ha un metodo particolare?
“Fisso intensamente l'asticella e non penso assolutamente a nulla”.

martedì, agosto 19, 2008

Tre Valli Varesine 2008, il lavoro del fotografo


Tre Valli Varesine 2008, bellezze e sport


Tre Valli Varesine 2008


Mondiali Varese, Ballerini consegna la nazionale a Bettini


Varese 19 agosto. "La salita dei Ronchi sarà decisiva - spiega il Ct azzurro - e il percorso è adatto per corridori di resistenza che dovranno scattare al momento giusto. Al Mondiale non arriverà il gruppone di cento corridori, potremmo assistere ad una volata di un gruppetto di atleti".

Oggi alla Tre Valli Varesine vince Ginanni ( nella foto a sinistra), neo prof di ottime speranze, uno veloce che tiene bene su certe salite non particolarmente dure. Oggi è stato capace di infilare Damiano Cunego in volata dopo che il gruppetto dei migliori si è tirato il collo per riprendere in extremis Bertagnolli.
Un Cunego che sembra essersi ripreso dopo ciò che ha patito al Tour de France e che ha saputo accendere la miccia della corsa nei chilometri finali, sulla salita dei Ronchi. Ma a parte Ginanni - davvero bravo - l'attenzione era rivolta soprattutto su Varese, la città e il circuito che fra 40 giorni ospiterà i Mondiali di ciclismo. Un ottimo test per gli organizzatori e gli azzurrabili. Anche se il percorso di oggi, rispetto al Mondiale è solo un assaggio, un brodino. A fine settembre ci sarà bisogno di più fondo e resistenza per emergere nelle battute finali, quando si risolverà la corsa.

Oggi è parso in ripresa Cunego mentre Bettini si è solo allenato, dato che ad un certo ha girato la bici verso l'albergo prima di superare il traguardo.
Ginanni, che abita nel paese vicino al selezionatore, Franco Ballerini, potrebbe sperare in una candidatura almeno come riserva. Vedremo.
Intanto inizia il gran lavoro di Ballerini che fino ad oggi avrebbe solo una sicurezza: la presenza, come capitano, di Paolo Bettini. Tutti gli altri corridori semba che debbano conquistarsi sull'asfalto la presenza a Varese a partire dallo stesso Cunego.

Il Grillo, invece, non si discute, anche se alle Olimpiadi ha deluso. Ha tempo e sicuramente voglia di rifarsi nel Mondiale degli italiani.

In margine alla conferenza stampa di oggi, ho posto a Franco Ballerini, il ct della nazionale, un paio di domande. Ecco, dunque, l'intervista.

Che cosa pensa del tracciato varesino?
"E un circuito che se viene percorso, come oggi, sei volte può non sembrare impegnativo. Ma al Mondiale i corridori lo ripeteranno 16 volte e il circuito diventerà più cattivo. Sicuramente non è un percorso durissimo".

Per chi è adatto?
"Per corridori di fondo che sono capaci anche di scattare. La salita dei Ronchi nel finale, dopo 250 chilometri sarà decisiva"
L'Italia avrà una punta sicura e altre mezze punte..
"Per ora è presto, non parliamo di mezze punte... Ci sono ancora tante corse in giro per l'Europa. Valuteremo le prestazioni dei nostri corridori che potranno rappresentarci qui a Varese. Nel calendario dei corridori c'è la Vuelta, il Giro di Gran Bretagna, il Giro di Polonia, il Giro di Germania. Bettini è la nostra punta, il resto della squadra lo costruiamo cammin facendo".

Bolt, scoperto perché va così forte

Sarebbe la Actina A, la principale responsabile dei successi del fantastico giamaicano. Questo ce lo racconta Guido Tiberga su La Stampa.

" Qualche settimana prima che gli imperatori Usain Bolt e Shelly-Ann Fraser venissero a sedersi sul trono della Cina, Errol Morrison, professore dell'Università di Kingston, aveva pubblicato i risultati di una ricerca condotta sugli atleti dell'Mvp Track Club, la squadra di Asafa Powell e Sherone Simpson: sette giamaicani su dieci avrebbero nelle fibre muscolari una particolare sostanza, la Actina A, che li renderebbe naturalmente più veloci del resto degli umani. Uno studio comparativo realizzato in Australia ha trovato la Actina A nel trenta per cento appena degli esaminati".

Basta questo per sbancare il mondo? No, ci vuole tradizione, attitudine ma anche denaro. La molla per raggiungere i grandi obiettivi dello sport. Ecco perché ora sentiamo parlare così tanto della Giamaica e dei suoi atleti.
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lunedì, agosto 18, 2008

Olimpiadi e Rai, le proteste vanno in rete

Non a tutti sta simpatica la programmazione della Rai. Non a tutti piacciono i commenti del professor Dal Monte, non tutti gradiscono le scelte delle scalette dei programmisti televisivi . Così, proprio sulblog dedicato ai Giochi, decine di persone hanno dato voce alle proprie lamentele contro i commentatori sportivi, contro il palinsesto, contro alcuni eventi sportivi mandati in onda in differita e altre invece in diretta.

Messo on line per favorire i «Commenti dei nostri inviati a Beijing2008», come si legge sul blog moderato dal giornalista Gianpiero De Luise, si è trasformato in un tribunale di piazza contro l'Azienda Rai.

"Salve a tutti - così si legge ora nell'ultimo post inviato da De Luise - Mi ero ripromesso mi mantenere con i visitatori del blog una comunicazione quotidiana, ma vi garantisco che il solo leggere la maggior parte dei vostri messaggi mi ha tolto ogni tipo entusiasmo nei confronti di questo spazio".

Tra le critiche, alcune magari ingenerose o esagerate, spunta una verità incontrovertibile. «Avete sbagliato il mezzo usato.. - scrive in un commento mandato sul blog della Rai un certo Carlo - mi spiego: il blog ha bisogno che qualcuno prima posti dei contenuti che poi i visitatori commentano.. cosa che non è avvenuta affatto in questo spazio lasciando così il compito di riempire la pagina a noi come se questo fosse un guestbook o al massimo un forum».

Per dire, prima di andare on line, bisogna conoscere bene le potenzialità e le regole del mezzo dicomunicazione. Alla Rai dovrebbero saperlo e invece...

domenica, agosto 17, 2008

Olimpiadi e sostanze dopanti. In cinque minuti si trovano in "rete"

Ivano Fanini, presidente della squadra ciclistica Amore e Vita, di recente ha ricordato quanto sia drammatica la situazione del doping nel ciclismo in Italia.
In una intervista pubblicata dal settimanale Oggi nel mese di luglio ha dichiarato fra l'altro che "Io dieci anni fa dissi: Presto tanti corridori faranno una brutta fine" e venne fuori uno scandalo. Ma da allora i morti, anche se non sempre viene reso noto, sono stati almeno cento".
Intanto la farmacologia avanza e con questa anche l'interessamento degli sportivi verso nuove sostanze capaci di incrementare le prestazioni, come la Sarm.
Non solo, in soli cinque minuti, utilizzando semplicemente il motore di ricerca google, ho scoperto che è possibile acquistare on line prodotti a base di questa sostanza.

Della Sarm ne parla l'articolo di Sportpro a cui rimando e di cui vale la pena riprendere un pezzo: "Servono più forza muscolare, più potenza, dunque una quantità di testosterone maggiore? Perché rischiare con l’ormone esogeno quando ci sono i Sarm? Cosa sono? Sostanze che modulano nell'organismo i recettori del testosterone, vengono impiegati per chi soffre di malattie congenite ai muscoli, ma aumentano anche le prestazioni sportive. E si sono rivelati ottimi nel far crescere la massa muscolare senza gli effetti collaterali degli steroidi. Oltretutto facili da assumere: per via orale"(...)
In qualche caso gli atleti si sono già interessati ai Sarm: "Da quando ho pubblicato la mia ricerca - afferma Lee Sweeney, dell'università della Pennsylvania - metà delle e-mail che ricevo sono di sportivi". Sweeney ha dimostrato che iniettando il fattore di crescita Igw-1, già noto ai laboratori antidoping, direttamente in un singolo muscolo, se ne provoca la crescita evitando che la sostanza si diffonda nel'organismo e venga scoperta. La ricerca ha già suscitato interesse in ambito sportivo (...)

Bolt, Pollo fritto e scarpe slacciate


Se proprio una lezione volessimo trarre dallo show di ieri, un giamaicano un po' naif che segna il record del mondo nella gara più veloce del mondo e va a prendersi una medaglia olimpica con la facilità di Paperinik, potrebbe essere la seguente: conta poco il perfezionismo, specie nello sport, che è attività ludica e gioiosa. Prendete questo fenomeno (se poi si è dopato lo sapremo fra qualche anno o forsenon lo sapremo mai), che si alza alle 11 del mattino, sgranocchia un pollo fritto, torna a letto a dormire, poi si sveglia di nuovo rimangia (il pollo fritto) e si prepara a correre la gara della vita.

Si prepara? Ma se si è dimenticato persinodi allacciarsi la scarpa! Certo, sarebbe troppo affermare che lo ha fatto apposta per spirito di gigioneria. Di certo ha capito una cosa: non serve vincere, occorre costruirsi anche un po' il personaggio. Ecco quindi le moine, gli accenni di danza e quant'altro. Glielo possiamo concedere.

Non mi è piaciuta, invece, l'ammucchiata delle nostre signore (signore?) della scherma che dopo aver vinto il bronzo nella competizione a squadre (era fioretto ? Correggetemi) si sono abbandonate ad una vera e propria ammucchiata, copiando il peggio dei nostri calciatori. Un consiglio: portarsi appresso Lina Sotis, quella del Corriere, la prossima volta. Come consulente di bon ton.

Intanto, sempre per stare in area Corrierone, Roberto Perrone, giornalista, scrittore, blogger, mangiatore di focacce genovese, ex redattore de Il Giornale, ci delizia sul sitodel suo giornale con alcuni simpatici post. Bella la foto che lo ritrae con la Pellegrini (però, chi se ne frega? Come se non conoscessimo la faccia della ragazza...) e poi ci ricorda che gli atleti, fra una gara e l'altra,fanno i turisti (beati loro). Sempre nei blog scritti dagli inviati del Corriere leggo che la Di Martino ( ma non ha ancorasaltato? Chi l'ha vista?) è stata avvistata in piazza Tiennamen come una normalissima turista.


Perrone è fiero di curare una rubrica di gossip e rimpiange i bei tempi andati quando non c'erano le moderne tecnologie e la ricerca delle notizie era un affare molto artigianale e scarpinatorio. Comunque, vedo che si arrangia benemalgrado la concorrenza di internet. Qui intanto dalle mie parti, nord di Milano, le edicole sono tutte chiuse enon riesco a trovare nemmeno una copia del Corriere. Oggi non potrò leggere la rubrica di Perrone.

Il sito consigliato di oggi: http://settore.myblog.it/

sabato, agosto 16, 2008

E ora facciamo tutti il tifo per Goran

Non c'è dubbio che seguire le Olimpiadi da casa sia più faticoso rispetto a vederle come inviato sul posto. Devi mettere in conto le alzatacce, passare da uno sport e da un canale all'altro, sorbirti le telecronache di commentatori talvolta soporiferi, per non dire altro. E poi non sei pagato, non hai rimborsi spese e non puoi fare shopping per la città.
Per fortuna ci sono i blogger. In particolare Settore4cfila72posto35 (il link lo trovate nel banner che ho inserito ieri sul blog di Riserva Indiana), che è stato scovato e raccontato sul Corriere dal pezzo scritto da Maria Laura Rodotà. Egli, interista sfegatato, ci mette in guardia su ciò che vediamo. Mentre i giornalisti Rai al massimo accennano, lui usa la l'affondo diretto, ci mette il pensiero, la critica, e spesso quel pizzico di irriverenza in più. Non solo, il linguaggio è crudo, come se si parlasse fra amici al bar. Ma le parole rendono bene il concetto, e questo è ciò che conta. Prendiamo la citazione del Corriere. Il nostro amico è contento di essere stato ripreso dal Corrieronema poi aggiunge anche, a proposito dell'articolista:

Ma anche lei deve ringraziare me, visto che il materiale di metà pezzo - stringi stringi - gliel'ho fornito io. E così immagino che ieri se la sia presa comoda a Pechino e sia andata a fare shopping con mezz'ora di anticipo e mi abbia dedicato un pensiero riconoscente. Tutto ciò è bellissimo".
Ma la cosa più gustosa arriva dopo, quando invita tutti a tifare per Goran. Chi è Goran? Ecco che cosa scrive Settore4cfila72posto35: "

"mi confesso sportivamente molto puttano e ogni giorno cambio idolo. Ma quello di oggi credo che rimarrà mio idolo di default. Non ha vinto. Anzi, è uscito in batteria. Ma la sua storia è fantastica. Si chiama Goran Nava, vive e lavora (ripeto: lavora) in Brianza, ha 27 anni e, avendo la madre serba, oggi ha corso i 1500 metri con la maglia della Serbia. Goran a 19 anni è andato a studiare a Radford negli Stati Uniti, se n'è tornato in Italia con laurea e master e oggi è consulente per una multinazionale americana. Corre da una vita con risultati notevolissimi: per dire, ha 1' 48" sugli 800, la sua prima specialità. Più di recente è passato ai 1500 e quando è sceso sotto i 3' 40" ha cominciato a balenargli il pensiero dell'Olimpiade. Ma Goran - lo dico con circospezione - è uno di noi. E' uno che si scravatta la sera ed esce a correre. Lo fa in tutti i momenti liberi: si narra di un suo allenamento di 50 minuti in un autogrill, perchè era in autostrada ed era troppo distante da casa. Da un anno fa le cose serissimamente, tanto da partecipare anche a stage e ritiri della Fidal (con quel tempo, è atleta di interesse nazionale). Ma poi capisce che a Pechino non lo avrebbero mai portato, perchè aveva Obrist davanti (oggi Obrist si è qualificato per le semifinali con un tempone) e nonostante quel 3' 38" ottenuto alla notturna di Milano, record personale e virtuale chiavistello olimpico. Allora cosa fa Goran? Siccome ha la doppia nazionalità, saluta dolorosamente la Fidal e si iscrive alla federazione serba, che lo manda a Pechino. In Italia qualcuno parla di tradimento (e anche il futuro non sarà facile, perchè Nava adesso è ufficialmente un atleta straniero), ma perchè non avrebbe dovuto farlo? Perchè uno che potrebbe andare alle Olimpiadi, avendone le possibilità, deve per forza rimanere a casa? Non è il pugile 50enne che si iscrive alla federazione ungherese per combattere: è un italiano di madre serba che, per raggiungere l'obiettivo di una vita, opta per la metà del suo sangue che gli consente di farlo. Oggi, dopo la batteria, è andato ai microfoni della Rai e mi sono venuti i brividi alti così. Era ancora in piena adrenalina, gli brillavano gli occhi: "uno di noi" aveva appena corso i 1500 alle Olimpiadi, e vaffanculo a tutto il resto, alle burocrazie e ai minimi A e B, ai moralisti e ai contingentamenti. E congedandosi, salutando l'Italia da Pechino, ha dato appuntamento a Londra 2012, "ma stavolta in finale". Ragazzi, ma che due coglioni ci avrà mai sotto questo qui? Secondo me dopo la batteria glieli hanno svitati e li hanno usati per le qualificazioni del peso maschile.

Ivano Brugnetti, una (buona) medaglia di cartone

Un russo che va come una moto. Un australiano che quasi "corre", un cinese sconosciuto. Gli unici atleti credibili, nella 20 chilometri che si è svolta questa notte (alle 3 ora italiana) sono stati l’ecuadoriano Jefferson Perez, e il nostro Ivano Brugnetti, quinto e medaglia di cartone.
Ma andiamo con ordine. Vado a letto alle 22. 30 dopo aver puntato la sveglia sulle 2.50, in tempo per godermi la possibile medaglia di Ivano. Alla marcia sono affezionato perché ne ho praticata un po' da ragazzino, in tempo per farmi doppiare di sette giri dal primo in una gara all'Arena di Milano. Però, in compenso, feci il record societario evinsi un paio di scarpe da marcia. Poi Brugnetti si allena al Parco Nord, vicino a Milano che è a due passi da dove abito.
Levataccia, quindi. Partenza promettente del nostro, sempre nelle prime posizioni, senza però sfiancarsi. Metto sulla Rai, poi vado su Eurosport, ma lì c'è Rondelli che gufa su Brugnetti. Dal suo commento si capisce già come va a finire. Male. Quindi torno sulla Rai. Senza entusiasmo. Monetti è un po' soffocato, troppo nelle retrovie. Sembra parli dall'aldilà. La cronaca della marcia sulla Rai va e viene, intervallata da altri avvenimenti. La gara procede abbastanza monotona fino ad un certo punto, quando, nei chilometri finali, allunga il russo Valeriy Borchin. E' il famoso cambio di ritmo. A stare incollato al russo ci prova Jefferson Perez, uno che ci sa fare. Ivano prosegue con il suo passo. L'illusione che rientrerà sui primi in maniera graduale dura un paio di minuti, forse meno. Poi il distacco si fa voragine.

Perez tiene duro, poi cede. A me, sinceramente, questo russo mi sembra vada troppo forte.
Considerazioni, mica poi tanto personali, visto che trovano il conforto anche della Gazzetta.
"Il suo stile era ottimo – dice poi il tecnico di Brugnetti, Antonio La Torre – speriamo che poi non si scopra che lui non era pulito" alludendo alla lista dei russi tenuti sotto stretta osservazione dalla WADA (agenzia mondiale antidoping) per i controlli doping che, qualche tempo prima dell’Olimpiade, ha fatto sospendere ben 7 atlete russe. Lista di cui Borchin fa parte.

Al bronzo ci arriva invece l’australiano Jared Tallent che però marcia male, a tratti sembra corricchiare. Il cinese, non ne parliamo. Infine Brugnetti che, inspiegabilmente, ai microfoni della Rai lo abbiamo visto sereno e soddisfatto e con la voglia di tornaread allenarsi a settembre per preparare la prossima Olimpiade.

Dietro a Ivano si sono classificati gli altri azzurri, Rubino al 18esimo posto, in 1:22’11” e Nkouloukidi, 37esimo, in 1:26’53. Simpatico Nkouloukidi, non solo all’esordio olimpico "Ma anche in una qualsiasi gara di alto livello, come Europei o Mondiali".
Però mi chiedo: ha senso portare ad una Olimpiade un atleta giovane e inesperto che non ha mai partecipato ad una grande competizionePerché mandare gli atleti allo sbaraglio? Le Olimpiadi non sono anche un premio alla carriera, ovvero l'attestazione di un livellotecnico e di una maturità che si è acquisita? Questo ragazzo non poteva essere testato meglio in qualche gara a livello internazionaleprima di portarlo a Pechino con il rischio di andare in contro a qualche brutta figura?

venerdì, agosto 15, 2008

l'ora di Ivano Brugnetti

Tocca al marciatore Ivano Brugnetti dimostrare il suo valore questa notte ( alle 3 ora italiana). Si tratta di una conferma perché lui l'oro l'ha già vinto ad Atene. Sarà impegnato nella venti chilometri dimarcia.
Per gli appassionati sarà una levataccia ma potrebbe valerne la pena. Si corre, anzi si marcia per una medaglia.
Nelle intenzioni della vigilia (vedi l'intervista di oggi al Corriere della Sera), la filosofia che ispirerà Brugnetti è " tutto o niente". Ivano Brugnetti è nato a Milano, si allena al Parco Nord alla periferia nord del capoluogo lombardo. E' seguito da Antonio La Torre, uomo saggio.
Brugnetti Gareggia per le Fiamme Gialle. Quest'anno ha dato buona prova delle sue capacità che non sono in dubbio. Dovrà stare attento da un equadoriano (Pérez), da un messicano (Sanchez) e se dovesse piovere anche dai russi, soprattutto Borchin, come dice il Corriere della Sera.

mercoledì, agosto 13, 2008

"Fede" olimpica

Questa notte il riscatto della forte nuotatrice di Dolo che conquista l'oro nei 200 stile libero stabilendo il nuovo record mondiale (1'54"82) mentre Phelps continua la sua caccia a Spitz conquistando il quinto oro.
Federica Pellegrini ha seguito il suo istinto e ha nuotato da leonessa. Sempre davanti, sempre protagonista. Dopo la delusione per la medaglia nei quattrocento (la sua gara) ecco il riscatto.
Nel ciclismo prova superba dello svizzero Fabien Cancellara, delude il tedesco Schumacher. Fra le donne la prima della classe è la statunitense Kristin Armstrong. Bene Tatiana Guderzo, quarta.

Nel nuoto tanti miglioramenti cronometrici. Segnalo il sito di Eurosport che rileva come, a differenza del ciclismo, non siano stati introdotti i controlli antidoping per rilevare l'eventuale assunzione di epo di terza generazione.

Nel forum: Ma non si va troppo forte? http://it.eurosport.yahoo.com/12082008/45/pechino-2008-non-vanno-po-troppo-forte.html diverse opinioni, alcune davvero interessanti.

martedì, agosto 12, 2008

Pechino 2008

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"Medal girl" d'assalto e agli uomini restano le briciole


Guderzo, Granbassi, Vezzali, Quintavalle e Pellegrino: a guardare in questi giorni in televisione i giochi di Pechin osembra che le gesta delle nostre "ragazze" siano state capaci di offuscare, almeno per il momento, l'impegno dei colleghi maschi.
Medaglie inaspettate - Guderzo nel ciclismo e Quintavalle nel judo, medaglie annunciate e vittorie strillate - Vezzali nel fioretto - medaglie che vanno alle brave e alle belle come nel caso della Granbassi.
La telefonata del Presidente Napolitano alla Vezzali a chiudere il cerchio e a dare l'imprimatur mediatico istituzionale a tutta la vicenda.
Poi c'è l'imprevedibilità dell'artista, la Pellegrino, tutto talento e poca disciplina che butta all'aria una medaglia d'oro sicura per poi prendersi una sontuosa rivincita siglando il record mondiale.
Le gare e le finali non sono ancora finite.

C'è anche l'atletica con la nostra Di Martino (nella foto) che attende di entrare nel campo per saltare. Non è favorita, però...
Le nostre ragazze fanno notizia.

lunedì, agosto 11, 2008

Miro Panizza, il più grande dei gregari


Si può raccontare la storia di Miro Panizza? Ci ho pensato seriamente. Ne volevo fare un libro. Mi intrigava la seguente questione: campione o gregario? Oppure, mancato campione? Oppure, oppure, eppure...


Il tema aveva il suo fascino. Ma del libro, per varie ragioni, non se ne fece nulla. Però l'idea era buona.

In queste settimane, scopro che è uscito un libro proprio su Miro Panizza che si intitola " Il sogno interrotto di Miro Panizza L'emozionante sfida con Hinault al Giro d'Italia" . (Sopra la copertina, foto Ediclo)

Lo ha scritto Andrea Bacci e lo pubblica Ediciclo e qui conviene sotolineare che l'editore merita un monumento e un premio alla carriera per sensibilità e coraggio nelle scelte editoriali.


Di Panizza si doveva immortale un fotogramma, uno scatto, un episodio emblematico della sua carriera. L'autore ha scelto di raccontare la sfida tra il grande campione italiano ed un fuoriclasse francese avvenuta al Giro d'Italia del 1980. Con contributi inediti della famiglia Panizza e di diversi corridori italiani.
I

l libro non l'ho ancora letto ma provvederò presto.



Intanto ecco la presentazione tratta dal sito di Ediciclo che mi sembra possa invogliare alla lettura:
Prima di iniziare, il Giro d’Italia del 1980 ha già un vincitore, Bernard Hinault, fuoriclasse francese detto il “Tasso”. Il francese sembra avere vita facile, nonostante le gesta di alcuni italiani, come Visentini, Battaglin e Baronchelli. Ma tra tutti questi campioni, c’è un ciclista esperto, il secondo corridore più anziano al giro. Si chiama Vladimiro Panizza, ma lo chiamano la “Roccia”. Capitano mancato, Panizza è diventato negli anni un gregario di qualità ed è conosciuto per essere un uomo e un ciclista generoso, che non si tira indietro mai.


In quel Giro, a 35 anni, Panizza scopre dentro di sé quella fame di gloria e successo per troppi anni messa a tacere. Visto che nessuno si oppone allo strapotere di Hinault, allora pensa di farlo lui, in proprio. A Roccaraso si incolla alle caviglie del francese e raggiunge, per la prima volta in carriera, la maglia rosa, il sogno di tutta la vita.


Ma non si accontenta: vuole che il suo sogno impossibile, vincere il Giro, possa diventare realtà. Quella da Roccaraso a Milano diventa quindi una dura lotta tra la “Roccia” e il “Tasso” per conquistare l’agognata “Rosa”.

venerdì, luglio 25, 2008

Il sogno di Oscar Pistorius



Oscar Pistorius non parteciperà alle Olimpiadi ma il suo impegno per esserci merita una medaglia.
Ecco alcune immagini dei suoi allenamenti in Italia nel campo Scirea di Cinisello Balsamo.
Si può essere presenti ad una grande manifestazione, nello spirito, anche senza essere invitati.
Grande Oscar!







La scomparsa di Enzo Moser

Una notizia triste: Enzo Moser, fratello maggiore di Francesco Moser, ha perso la vita in Trentino, schiacciato da un trattore mentre si trovava nei campi per lavoro.

Enzo, con un trascorso da ciclista professionista e maglia rosa per due giorni al Giro d'Italia 1964 stava lavorando nei campi nella zona di Giovo, quando intorno all'ora del pranzo è avvenuto l'incidente.
Nato il 5 novembre del 1940 a Palù di Giovo, ccome il fratello, Enzo Moser fu un buon corridore, professionista dal 1962 al 1967, vinse, fra l'altro, il Giro del Trentino.
Sposato, quattro figli, come i fratelli si uccupava da sempre anche dell''azienda agricola di famiglia, sulle colline di Giovo, la sua terra d'origine.

giovedì, luglio 24, 2008

Mandarli a lavorare

La proposta emerge oggi dalle pagine della Gazzetta dello Sport. Chi incorrerà nel doping, dovrà essere radiato. Lo scrive oggi la rosea, in un articolato servizio che raccoglie i pareri di alcuni personaggi del mondo del ciclismo. Fra questi, anche quello di Francesco Moser, ex corridore, nonché uno dei personaggi più noti dello sport italiano.
Certo, mandarli a lavorare è il minimo. Far cambiare mestiere a un truffatore è doveroso. Tuttavia, il metodo mi pare eccessivo. Tutto questo massimalismo quando per anni il sistema ciclismo, nel suo complesso, è sembrato tollerare, sembra fuori luogo.
Una proposta. Fare un po' come nell'atletica. Alla prima falsa partenza scatta l'ammonizione. Alla seconda si esce dalla pista.
Una buona notizia. Sembra che l'antidoping abbia fatto passi da gigante. Non c'è Cera che tenga. La Roche, azienda produttrice, ha inserito dei traccianti nel prodotto facilmente avvistabili. Sperém.

giovedì, luglio 17, 2008

Riccò, la favola è già finita



Finisce la favola di Riccardo Riccò al Tour de France e probabilmente anche dal ciclismo professionistico. Il capitano della Saunier Duval, vincitore di due tappe in questa edizione della Grande Boucle e nono in classifica generale è risultato positivo ai controlli antidoping effettuati tra il 3 e il 4 luglio. Questo risulterebbe dal sito del quotidiano francese L'Equipe, il primo a dare la notizia, che cita fonti dell'agenzia antidoping transalpina.


Nelle urine del ciclista sono state trovate tracce di EPO di terza generazione, la cosiddetta Cera (Continuous Erythropietin Receptor Activator), un attivatore continuo dei recettori dell'eritropoietina che stimola la produzione di globuli rossi. Mille euro il costo di una fiala di questa nuova EPO.
Non ha fatto tempo ad illuderci, poca roba, ancora, le sue prime imprese. Le accuse sono molto gravi e i controlli, ora, difficilmente possono sbagliare.
Il ciclismo, ancora una volta, esce con con le ossa rotte.

lunedì, luglio 14, 2008

Riccardo Riccò, ovvero Pantariccò

Accostamento da brivido. Similitudine impossile. Eppure, ieri, è nato il Pantariccò. Il corridore di Formigine, alla sua seconda vittoria al Tour, ha risvegliato la tifoseria dal torpore in cui si trovava dopo la caduta e il dramma dell'histoire Pantani. Il corridore, all'anagrafe, si chiama Riccardo Riccò, nato bevendo latte e assaporando le imprese di Marco Pantani, suo idolo. Del Pirata ha ereditato il massaggiatore. Per questo motivo lo contestano. Ha un valore del sangue alto di natura, così è riuscito a dimostrare. Un cocktail esplosivo, una parlantina micidiale, una testa calda che è come buttare benzina sul fuoco, dentro il gruppo. Molti lo detestano, fra i corridori.
All'esordio non ha avuto vita facile. L'ematocrito alto è l'anticamera dei sospetti. Ma diciamolo. Ieri ha vinto alla Pantani. E alla Riccò. Sapendo mescolare le due miscele esplosive. Ha attaccato senza pensarci troppo alla strategia. E ha vinto. E questo conta. E' partito in salita, più o meno, come quell'altro che lo guarda dalcielo. I primi cento, duecento metri, sono stati così. Poi ha corso alla Riccò. Con meno furia. Con meno scatti. Lasciando agli avversari il dubbio che potesse persino cedere. Poi è andato per la sua strada. Sul terreno meno favorevole ha tenuto e non ha perso.

domenica, giugno 22, 2008

Italia - Spagna, perdono gli imbecilli

Come è andata lo sappiamo. Partita persa ai rigori. Spagna, ottima squadra ma che ieri non ha dimostrato diessere stellare, forse anche grazie agli italiani che in qualche modo sono riusciti a intrappolarla e Italia troppo stentata per poter aspirare ad andare avanti. Peccato.

Cose egregie e fantasiose da Cassano. I lungagnoni davanti - vedi Toni - incocludenti. Rigori sbagliati. Matati.

La partita peggiore, però fuori campo. A Milano dove, dopo la partita, alcuni giovani "tifosi" italiani, con leteste rasate, hanno sfogato la loro rabbia rincorrendo e picchiando alcuni spagnoli, qui in Italia, probabilmente per studiare.

Imbecilli. Ma non li hanno ancora arrestati?

sabato, giugno 21, 2008

Frasi formidabili per flirtare in riva al mare, con una ragazza

Arriva il caldo e con il caldo la voglia di leggere cose simpatiche. Un suggerimento, tenete d'occhio una giornalista del Foglio, qui già sponsorizzata. Un suo pezzo riuscito prende in considerazione il mondo degli scrittori.

Giustamente Annalena Benini sul Foglio ironizza sugli scrittori cinquantenni, in particolare Sandro Veronesi che "sta per entrare nel club degli splendidi scrittori cinquantenni, ed è già molto più figo di Andrea De Carlo, quello di “Treno di Panna”, benché gli abbia copiato il vezzo di farsi fotografare a piedi nudi – vedi Magazine di giovedì, sopra un divano".

“Caos Calmo” (che ha cambiato la vita a Nanni Moretti per via della scena di sesso con Isabella Ferrari) è stato un tale trionfo, romanzesco e cinematografico, che Veronesi ha cominciato a paragonarsi a Dio nel racconto della propria produzione letteraria, per spiegare che lui taglia poco di quel che scrive, preferisce cercare un equilibrio.

Il meglio di sé la fogliante Annalena la esprime in questa frase, tratta dal suo più riuscito repertorio stilistico: "Sono frasi formidabili per flirtare con le ragazze di sera in spiaggia, con un tocco finale così: “Quando si scrive un libro è come navigare in mare aperto, miglia e miglia senza mai neanche intravedere la costa”, paraculaggine massima. Insomma nessuna donna d’estate potrebbe resistere a Sandro Veronesi che le spiega come crea un romanzo dal nulla, a mani e piedi nudi".

Ora, invito a tutti a leggere il post/pezzo di della fogliante.

lunedì, giugno 16, 2008

Latino Americando, musica e festa ad Assago

TAM Airlines anche quest’anno, inaugura l’inizio dell’estate diventando sponsor ufficiale dal 18 giugno al 18 agosto, di “Latino Americando” nella esotica cornice del Forum di Assago.

Il festival "Latino Americando" giunto alla sua diciottesima edizione rappresenta è diventato ormai un appuntamento fisso dell’estate Milanese: un vero e proprio grande villaggio che ospiterà tutte le forme di espressione del mondo latino-americano.

L’edizione del 2007 è stato un grande successo per TAM, che quest’anno potenzia la sua presenza aggiudicandosi il patrocinio di tre importanti ed esclusivi concerti:

9 luglio 08 SERGIO MENDES. Eroe della tradizione popolare brasileira pronto a shakerare dal vivo, per la prima volta in Italia, il suo stile Bossanova con jazz, pop e un pizzico di funk. 15 luglio

08 DJAVAN. Famoso cantante e compositore brasiliano, apprezzato in Italia per le proficue collaborazioni con Loredana Bertè e più recentemente con Fiorella Mannoia.

18 luglio 08 CHICLETE COM BANANA. Gruppo principale espositore del genere “Axe”, uno stile musicale proveniente dalla cultura di Salvador de Bahia e dal nord-est del Brasile, dove i ritmi del samba e della musica afro-brasiliana incontrano influenze pop, rock, reggae, funky e musica caraibica. Anche loro per la prima volta in Italia.

sabato, giugno 14, 2008

Da Orio al Serio a Varsavia con Wizz Air

Da oggi sabato 14 giugno 2008 la compagnia Wizz Air opera sulla rotta tra Orio al Serio e Varsavia.
Si tratta del quinto collegamento di Wizz Air dallo scalo bergamasco, che si aggiunge a quelli già attivi con destinazioni Katowice, Budapest, Bucarest e Cluj. Il volo tra Orio al Serio e Varsavia si effettua con frequenza trisettimanale, nei giorni di martedì, giovedì e sabato.

La partenza dalla capitale polacca è fissato alle 12:20 con arrivo alle 14:20 a Orio al Serio, per decollare alle 14:50 alla volta di Varsavia dove atterra alle 16:50 (ore locali).

Alitalia, nuova frequenza giornaliera i voli Bergamo-Roma

Dal 1° Luglio 2008 Alitalia arricchisce la sua offerta sullo scalo di Bergamo Orio al Serio, portando a tre i collegamenti giornalieri tra l’hub di Roma Fiumicino e lo scalo lombardo.

Il nuovo volo, attivo tutti i giorni dal lunedì al venerdì, opererà con i seguenti orari: partenzada Roma Fiumicino alle 09.05 con arrivo a Bergamo alle 10.20 e partenza da Bergamoalle 11.05 con arrivo a Roma alle 12.20.

Il nuovo volo da Bergamo (AZ 2315), oltre che permettere di raggiungere Roma in un orario più comodo per quanti non hanno necessità di raggiungere la Capitale nelle primeore del mattino, è rivolto ai passeggeri che fanno scalo a Fiumicino per proseguire con unodei voli a medio/lungo raggio in partenza nel primo pomeriggio (es.: Lisbona, Dubai,Tokyo) con tempi di transito particolarmente comodi.

Per il collegamento verrà utilizzato un aeromobile Mc Donnel Douglas MD80 da 141 posti.Per informazioni, prenotazioni ed acquisto biglietti i clienti possono rivolgersi al Call CenterAlitalia (06/2222) o consultare il sito internet della Compagnia (www.alitalia.it).