giovedì, gennaio 03, 2008


La moratoria sull'aborto fa discutere
"Non sono teocon, parola buffa, non sono niente. Sono una persona..."

Oggi Il Foglio di Giuliano Ferrara è un capolavoro di giornalismo, checché ne dica Marco Travaglio sull'Elefantino. Con le armi della sana ragione, Giulianone spiega quello che direbbe, con le sue parole, anche una contadina dell'alta Brianza, rimasta ancora un briciolo saggia. Sempre che ne esistano ancora di contadine in quell'area geografica del nord Italia. E siano rimaste sane e sagge.
Intelligentemente, Ferrara ripubblica, fra l'altro, l'intervento di Pasolini contro l'aborto apparso sul Corriere il 19 gennaio 1975 e un altro testo dello scrittore pubblicato il 30 gennaio 1975 dal titolo "Questa singola, concreta, vita umana".
Molto interessante la presa di posizione del direttore del Foglio, di taglio basso nel giornale, dal titolo:
La moratoria dell’aborto e la politica Noi rispettiamo la politica, ma la politica rispetti le nostre idee
Questo l'incipit:
"Non posso impedire a una deputata di Rifondazione comunista di dire che la moratoria è uno strumento retrogrado per ricondurre le donne alla schiavitù procreativa, qualunque cosa significhino queste parole; non posso impedire a una pletora di insigni esponenti pubblici e parlamentari di equivocare, in buona o malafede, e inscrivere la moratoria dell’aborto da noi proposta tra le suggestioni "neoconservatrici" di una santa alleanza con il clericalismo; ho già detto d’altra parte che è una perdita di tempo discutere con le posizioni di chi si è bevuto il cervello, in ogni parte del panorama politico e culturale, e non vuole accettare e nominare le cose per quel che sono, per come si vedono a occhio nudo".
Per chi vuole continuare la lettura http://www.ilfoglio.it/articolo.php?idoggetto=37387

lunedì, dicembre 31, 2007

Un brindisi e una svista
Oggi la Stampa, il quotidiano di Torino, ha dedicato un breve cenno in prima pagina alla morte di Giuseppe Demasi, 26 anni, l'unico operaio della ThyssenKrupp ad essere sopravvissuto al rogo del 6 dicembre. Ora i morti sono sette, cioè tutti gli operai che in quella notte sono stati investiti dall'onda di fuoco che si è sviluppato all'interno della fabbrica.
Un piccolo cenno, quasi nascosto, nella colonna di sinistra del giornale.
Peccato. Pensavo che il giornalismo servisse anche a rendere onore ai sacrifici di chi è scomparso. Forse alla Stampa, il quotidiano di Torino, si è trattata semplicemente di una svista...
Vorrei brindare, questa sera, anche in ricordo di questo ragazzo.