giovedì, settembre 07, 2006

Ricaddero nel vuoto come mostruosi gemelli

Da Azzurro Tenebra, Einaudi, 1977 di Giovanni Arpino

"Ancora vide Giacinto. Si teneva aggrappato all'indio Yazalde in un intrico di ossa mulinanti. Ormai gli era impossibile sgiungersi, apparivano rappresi in un unico sudore. Bevevano lo stesso fiato d'aria fradicia, tempia contro tempia, sputavano saliva e fiele sullo stesso filo d'erba. Il groviglio dei gomiti era cespuglio spinoso. Nello scatto parallelo il ruotare delle ginocchia diventò sincrono, ciascun muscolo ciascuna carne parvero la concreta ombra dell'altro. Sulla palla alta che volò via, solo un astuto spigolo di Giacinto prevalse. Ricaddero nel vuoto come mostruosi gemelli e toccando terra si fecero più stretti d'odio".

mercoledì, settembre 06, 2006

CIAO CIPE



Caro Cipe, non sono riuscito a dirti quello che volevo, per paura di farti capire che il tempo era inesorabile e la malattia terribile.

Scusami, ma credo che ti debba ringraziare soprattutto per la pazienza che hai sempre avuto con me. Per i tuoi occhi che sorridevano, fino alla fine, ai miei entusiasmi o all’ironia con cui cercavo di superare insieme a te momenti difficili. Pochi giorni fa, pochissimi, mi parlavi con un filo di voce - e con l’espressione di chi ti vuole bene - dell’Inter, proiettando il tuo pensiero in un futuro che andava oltre le nostre povere, ignoranti, possibilità umane.

Qualche mese fa ti chiedevo un po’ scherzando un po’ sul serio come mai non riuscivamo ad avere un arbitro amico, tanto da sentirci almeno una volta protetti, e tu, con uno sguardo fra il dolce e il severo, mi rispondesti che questa cosa non potevo chiedertela, non ne eri capace. Fantastico.

Non ne era capace la tua grande dignità, non ne era capace la tua naturale onestà, la sportività intatta dal primo giorno che entrasti nell’Inter, con Herrera che ti chiamò Cipelletti, sbagliandosi, e da allora, tutti noi ti chiamiamo Cipe.

Dolce, intelligente, coraggioso, riservato, lontano da ogni reazione volgare.Grazie ancora di aver onorato l’Inter, e con lei tutti noi.

Massimo Moratti