mercoledì, agosto 20, 2008

Antonietta di Martino, nell'alto le speranze di una medaglia



L'intervista.
Questa notte a Pechino salterà l'azzurra in lizza per una medaglia. La Di Martino. Ecco l'intervista pubblicata sul magazine Freesport che fa emergere lo spessore e la simpatia del personaggio

Antonietta Di Martino è della provincia di Salerno. Gareggia per le fiamme gialle. E' un'atleta che fino a pochi anni fa conoscevano veramente in pochi, se non gli addetti ai lavori che seguono da vicino l'atletica leggera. E' diventata un personaggio, anche senza volerlo quando ha battuto il il record italiano del salto in alto con 2.03, lo scorso anno a Milano durante la finale di Premier League. Il record precedente apparteneva a Sara Simeoni. Ma quella misura è come se non l'avesse mai fatta, per l'umiltà che dimostra. Eppure ha avuto il merito – oppure il torto – di cancellare un record che apparteneva ad uno dei maggiori “monumenti” dell'atletica italiana, quella Sara Simeoni, bandiera e simbolo di una certa atletica, molto umana, lontana anni luce da certe esasperazioni che sono arrivate dopo, anche in questo ambiente. L'intervista – pubblicata su Freesport - è stata raccolta alla vigilia della Notturna di Milano.


Com'è la pista dell'Arena?
“Qui ho vinto il mio primo titolo italiano e avevo 22 anni. E sempre all'Arena ho fatto il mio record nazionale. E' una pista che mi porta bene e a cui sono molto legata. Il pubblico di Milano è caloroso e ho anche molti amici che vivono in questa città”
Come ha iniziato a praticare l'atletica?
“Con i Giochi della Gioventù. Ho iniziato a praticare sport provando un po' di tutto: pallavolo all'atletica, pallamano e persino il calcio. Ho avuto la fortuna di avere un professore che mi ha fatto provare di tutto assieme ai miei compagni di classe. Questa persona speciale si chiama Francesco Raimondi. Da giovane ha praticato l'atletica ed è riuscito a comunicarmi questa sua passione. Ed io,
da piccola, mi piaceva correre e avevo questa sensazione di voler provare a volare”.
Dove ha iniziato esattamente?
“A Salerno nello stesso campo dove mi alleno tuttora”.
Quale sono le discipline che si praticano dove vivi?
“Come da altre parti domina il calcio. Però c'è anche chi pratica la pallacanestro, la scherma e qualcuno anche l'atletica. Ora che alcuni ragazzi che si allenano al mio campo iniziano a raccogliere dei buoni risultati, l'atletica è entrata di più nelle case di chi abita nella mia regione”
Il salto in alto non è stato però il suo primo amore...
“Praticavo l'epthatlon. Un giorno riuscii a saltare 1 metro e 98: da allora iniziai la carriera come saltatrice in alto. Ma ho sempre avuto la passione del volo”.
Fratelli? Sorelle?
“Un fratello più grande di me e una sorella più piccola”.
Anche loro sportivi?
“Mio fratello aveva iniziato a praticare atletica e io infatto lo seguivo al campo di Salerno. Ma ha mollato subito quando ha iniziato a lavorare”
Come è avvenuto il passaggio dall'epthatlon?
“Nel 2002 mi sono strappata ad un bicipite e ho cambiato allenatore. Ho deciso di abbandonare la disciplina perché ero soggetta a frequenti infortuni. E così mi sono dedicata completamente al salto in alto anche se nei miei allenamenti continuo a cimentarmi nelle prove dell'epthatlon perché mi aiutano ad allenare varie abilità e parti del corpo. Poi, sa, sono piuttosto bassa come saltatrice, appena 1.69. Ho bisogno di allenarmi davvero tanto se voglio competere con le mie avversarie. Le altre misurano almeno 1 metro e 75 centimetri... Un metro e 94 la Vlasic”.
Quando si è scoperto che la Di Martino sapeva saltare bene?
“Nel 2001 quando a Catania ho saltato 1 metro e 98. Poi però ho avuto tanti infortuni che non mi hanno permesso di fare subito il salto di qualità. Ma è stata una sfortuna che si è rivelata, in realtà, anche una grande fortuna. Per anni non sono stata sfrutttata dal punto di vista agonistico e ciò mi ha permesso di crescere parecchio senza affanni e condizionamenti. Stavo ferma anche per tre o quattro mesi e ho dovuto anche mettere il gesso parecchie volte”.
Ma ha mai avuto un punto di riferimento, un campione che la ispirava?
“Naturalmente Sara Simeoni”.
Un monumento
“Esattamente. Mi piaceva come affrontava le gare.
Come l'ha ispirata?
“Ho letto molto su di lei sui giornali. Ho visto i video delle sue competizioni. Molti mi hanno detto che ho superato Sara Simeoni: non è mai stato il mio pensiero”.
Un'epoca diversa quella vissuta dall'atleta veronese ma forse c'è un punto in comune con il suo modo d'intendere l'atletica. Molta semplicità nell'affrontare questa avventura che è lo sport, anche se praticato ad altissimo livello. Che cosa ne pensa?
“Molti credono che praticare atletica fin da giovanissimi ad alto livello sia una fortuna, invece non è vero”.
Un consiglio allora per i ragazzi...
“Prima regola: bisogna divertirsi. L'atletica ad alto livello arriva dopo, verso i venti anche ventidue anni. Prima, c'è tutto il tempo per divertirsi ed è ciò che conta per davvero. C'è chi non mangia, fa la dieta, va in giro in continuazione perché deve gareggiare. E' troppo, è esagerato”.
Non c'è solo l'atletica e il salto in alto nella sua vita. Pare di capire...
“Bisogna coltivare molti interessi. Non si può vivere solo di una cosa perché nel momento in cui venisse a mancare, ci si ritroverebbe persi. C'è la musica, la compagnia degli amici, sto con il mio ragazzo, ci sono le gite sulla costiera amalfitana. Oppure sto con mia nipote Sydney.
Cucina?
“Mi manca il tempo. Però l'anno prossimo mi sposo e quindi dovrò imparare per forza.
Sono in corso i preparativi, sarà per il prossimo anno, naturalmente dopo le Olimpiadi di Pechino. Quando finiranno i Giochi, inizieremo seriamente a preparare il nostro matrimonio”.
Due grandi obiettivi: Pechino e il matrimonio...
“Sono assieme a Massimiliano da sei anni, stiamo bene assieme. Il matrimonio è un passo normale che ci aspetta. Ci incontrammo la prima volta quando saltai 1 metro e 98”.
Anche lui uno sportivo?
“Allena. Però è avvocato”
Un avvocato atletico. Geloso?
“No. Mi lascia vivere l'atletica e condivide tutta la mia vita, ormai fa parte di me e lui conosce il mio mondo”.
Piatto preferito?
“Spaghetti con le vongole”.
E quello che vorrà preparare da donna sposata? Oppure cucina l'avvocato?
“No! In cucina lui proprio non ci deve entrare”.
Attore preferito?
“Stallone. Ho un debole per Rocky e per Indiana Jones e il tempio maledetto”.
Musica?
“Rossi, Ligabue. I cantautori italiani”
Come vive l'attesa per Pechino?
“Non ci penso, è l'unico modo per non venire schiacciati dalla pressione psicologica che è come un mattone che ci sovrasta tutti noi atleti”.
Chi teme di più delle avversarie?
“La Vlasic che ha una marcia in più rispetto a tutte le altre. Penso che possa vincere anche se tutto è possibile nella vita, specialmente ad una Olimpiade. Per il secondo e il terzo posto ci sono parecchie atlete che possono giocarsi il piazzamento. Una decine di atlete sono da podio. Sarà dura”.
Vale più di 2.03, meglio del record italiano. Potrebbe saltare una misura superiore?
“Al momento non saprei, anche se sto iniziando a entrare in forma in questo periodo e le sensazioni sono molto buone”.
Come si concentra, prima del salto? Ha un metodo particolare?
“Fisso intensamente l'asticella e non penso assolutamente a nulla”.

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