martedì, settembre 09, 2008

IL DIO DI ROSERIO IN SELLA AI MONDIALI


In occasione dei campionati Mondiali di ciclismo 2008 che si svolgeranno a Varese l'Associazione Giovanni Testori e il Comune di Varese presentano: Il dio di Roserio, spettacoloteatrale da un testo di Giovanni Testori con Maurizio Donadoni e la regia di Valerio Binasco.



Il talento del grande scrittore lombardo enucleato in uno dei racconti imperdibili delNovecento. Una corsa ciclistica diventa nelle pagine di Giovanni Testori la metafora della condizione umana, dei suo drammi, elevazioni ed aspettative. Maurizio Donadoni porta in scena il dio di Roserio, racconto che rivelò il talento del grande scrittore lombardo.



L'appuntamento è alle ore 21 di venerdì 12 settembre al Teatrino "Gianni Santuccio" a Varese, via Sacco 10.

Per informazioni: Associazione Giovanni Testori tel. 02 552298369. L'ingresso è gratuito.


Lo spettacolo sarà preceduto da un incontro di presentazione del dramma testoriano con Maurizio Donadoni e Paola Ambrosino, studiosa di letteratura del '900, autricedel volume "Da Guernica a Roserio in bicicletta.



In rete ho inoltre trovato in rete questo omaggio a Testori e al suo racconto dal titolo Al Consonni Sergio. Lo trovate a questo indirizzo:
http://brianzolitudine.splinder.com/post/8669971

Al Consonni Sergio

Il Dio di Roserio per allenarsi
andava al Segrino, alla Valassina,
dalla madonnina alla madonnina
su fino al Ghisallo, la fronte china
sopra quel manubrio in piena catarsi
fisica. E arrivato, andava a sciacquarsi
dopo aver pisciato in una latrina
turca, redarguendo i gregari scarsi.
Ma tremava, dentro, perchè in salita
aveva inseguito a Villa Raverio
verso il Monticello (lunga, inaudita
via crucis del ciclo) alla prima uscita
quel gregario, che scalava sul serio,
il Consonni semidio di Roserio.

L'è sta un sass? E' stato un sasso? Non ne sono mica tanto certo. Ma è certo e indiscutibile che Il Dio di Roserio di Giovanni Testori sia il più bel racconto del novecento italiano, nel più bel libro di racconti del novecento italiano: Il Ponte della Ghisolfa.

Allucinato racconto di periferia nord-milanese, fotografia impietosa del boom padano-pagàno del primo dopoguerra, il racconto del Dio narra la competizione tra due ciclisti dilettanti pronti a tutto, pur di emergere dal fango esistenziale in cui si trovano ed arrivare alla gloria: il campione Dante Pessina (il Dio di Roserio) e il suo scalpitante gregario Sergio Consonni.
Questi osa sfidare il Pessina per una vittoria, ben oltre l'inosabile: perderà letteralmente la testa e la lucidità in una ferale caduta, volutamente provocata dal Pessina che poi si laverà le mani giustificandosi appunto così: L'è sta un sass. Successo e vittoria cinicamente uber alles: ordinarie storie di successo di tutti i giorni, nella Brigantia-Brianza.

Testori, nato e vissuto a Novate Milanese da genitori di Canzo (sua mamma, bellissima, era chiamata la stella della Valassina), era brianzolo per nascita ma purtroppo non per residenza, e davvero per un pelo. Però egli brianzolo lo è stato pienamente, fino in fondo per quella tensione, per quell'irrisolto interiore che sempre l'ha corroso dentro, ben riconoscibile nella pastiche linguistica allucinata del Dio di Roserio e di tante sue opere successive.
Giovanni Raboni disse che Testori è un grande del novecento col quale dovremo fare i conti, presto o tardi. Io da più umile brianzolo ricordo semplicemente ammirato le prime venti pagine del Dio, quella visione espressionista della gara di bicicletta in Brianza, dagli occhi-telecamera del Consonni a ruota del Pessina: Ass, Onn, Lecch, Erba, Còm. Cristo, bestia d'un linosa, mòla troia, mòla!

Perchè non c'è scampo: il tema della bicicletta, di questo sellino-divano da psicanalisi è una delle chiavi cruciali per capire e carpire l'essenza della gente brianzola. Quando qualcuno mi domanda se c'è davvero così tanto da dire sulla Brianza, io rispondo che - solo a parlare di ciclismo e di ciclisti brianzoli - potrei tirare avanti per ore, se non per anni. Se non per sempre.



Il ciclismo in Brianza ha una cruciale valenza metaforica e simbolica, sia interna (perché disegna alla perfezione l'individualità chiusa del brianzolo e i suoi rapporti di forza e di gerarchia: tra cap e gregari, tra padron e operari) che esterna (in particolare nei rapporti coi milanesi che in Brianza ci salgono pedalando, e che vedono in essa un femmina da possedere, da percorrere tutta con la bicicleta nova, un rapporto di odio-amore con substrato di grande valenza psicanalitica).
Per i milanesi, sulle strade pedalabili della Brianza esistono due esami cruciali: c’è una salita da diploma ciclistico (il Monticello, lunga rampa in ascesa da Carate a Monticello appunto) e la laurea dei veri grimpeur, l'erta durissima del Ghisallo in alta Valassina, ove è collocato il noto Santuario della Madonna dei ciclisti, con tanto di bicicletta esposta del Fausto Coppi.



E su quei banchi di scuola asfaltati, il Monticello e il Ghisallo, dove hanno studiato e studiano grandi e piccole divinità dei pedali, si può assistere anche a qualche viscontiana Caduta degli Dei, come capitò al mio amico ciclista di Vedano che, salendo l'ultima rampa dura del Monticello, ebbe a superare e riconoscere (quasi un novello Renzo che incontra il tumefatto Don Rodrigo nel lazzaretto) un ingrassato, lentissimo, irriconoscibile, appagato e affaticato Gianni Bugno a fine carriera che, per tirare là ancora una stagione di ingaggio, usciva proprio sul Monticello (da monzese qual era) a farsi il suo quotidiano giro di allenamento.



Il mio amico, riconoscendo incredulo cotanto campione del mondo, ancora in attività, ebbe un moto di vergognosa umiltà nel superarlo e per riparare gli si propose improvvisato gregario, gridandogli: dai Bugno seguimi, se te sèt stanc te tiri su mi! Al che il Bugno Gianni se ne uscì con il più classico, diretto e scontato degli insulti brianzoli: Ma va a da via il c.!
Eh, già. Tante ascese e cadute di piccoli e grandi Dei di Roserio, su queste vette ciclistiche brianzole.

Armstrong di nuovo in sella, scoop o bufala?

Il sette volte vincitore del Tour starebbe infatti progettando un clamoroso rientro alle competizioni con l’Astana dell’amico ed ex team manager Johan Bruyneel, quattro anni dopo il suo ritiro ufficiale. Il campione americano, che il 18 settembre compirà 37 anni, avrebbe in mente di partecipare a poche corse: il Giro di California, la Parigi-Nizza, il Giro di Georgia, il Delfinato e naturalmente il Tour de France, l’amato Tour che gli ha dato gloria e ricchezza, facendo conoscere il ciclismo negli Stati Uniti.

La notizia, pubblicata su VeloNews, potrebbe essere confermata questo mese in un articolo esclusivo su Vanity Fair. Ma le voci del ritorno di Armstrong si sono diffuse a tamburo battente anche al Giro del Missouri, in svolgimento questa settimana.Potrebbe essere una clamorosa bufala, anche perché L'Astana avrebbe già smentito però - come scrive oggi la Gazzetta.it ci sono
" almeno due indizi che fanno pensare che sia davvero possibile. Primo: Armstrong ad agosto ha di nuovo chiesto di essere inserito nel programma di test antidoping a sorpresa dell’Agenzia americana (chi voglia tornare a correre deve farlo almeno 6 mesi prima dell’inizio della nuova stagione). E, stando alle indiscrezioni, avrebbe intenzione di pubblicare su Internet tutti i risultati dei test a cui si sottoporrà in futuro con la squadra".

Che abbia voglia di pedalare non c'è dubbio. La maratona, disciplina in cui si era cimentato non lo ha soddisfatto pienamente. Non è vecchissimo e forse ha voglia di dimostrare che ha vinto pulito i suoi Tour. Questo il sensodella sfida, probabilmente.