venerdì, agosto 24, 2007

C'era una volta il freelance? Sicuramente. Ci sarà domani? Chissà

Con il consenso verbale dell'autrice e con l'onere di citare la fonte, ho il piacere di pubblicare qualche stralcio di un articolo molto bello e interessante sulla professione di giornalista scritto da Rossella Righetti, storica pioniera del giornalismo di viaggi. A consacrare l'autrice anche la benedizione di una citazione di Giorgio Bocca a proposito degli esperti: "il Max Monti, la Oldrini, la Righetti". Il pezzo è apparso sulla rivista Giornalisti, nel numero di maggio-giugno 2007.

A fine lettura di questo contributo, il rischio è di rimanere disilluso specie chi coltiva l'ambizione, il sogno, il desiderio mai sopito - magari a distanza da anni rispetto a quando ha intrapreso la professione - di abbracciare il mestiere di giornalista in una delle sue forme più libere e appassionanti: scrivere di viaggi, di posti esotici e lontani andandoci di persona vivendo di questa professione. Insomma: giornalista free lance, che vuol dire non contrattualizzato, col divieto di restare incollato alla scrivania e la libertà di esprimersi. Pagato con un contratto di collaborazione oppure a singolo pezzo. Campando solo di questa professione.

Ma racconta meglio tutto ciò la Righetti:"
Dal 1974 scrivevo di viaggi per l'Europeo: non mi sono mai occupata d'altro. A portarmi, senza fare la gavetta, fra i collaboratori di una testata tanto prestigiosa al mio battesimo giornalistico, era stata una serie di circostanze fortuite e fortunate (...)

Erano gli anni in cui il giornalismo legato ai viaggi emetteva i primi vagiti. C'era tutto un mondo da scoprire. Paesi che si andavano aprendo ai primi visitatori. Tour operator che nascevano. Il turismo di massa non era ancora quello stressato di oggi, nè imperava la mania del lusso sfacciato e dell'effimero.

Un settore nuovo ed entusiasmante per chi coltivava un animo vagabondo. E, pur con tutte le frivolezze del caso, il più simile al lavoro dell'inviato, sogno che covavo fin da ragazzina. La materia la conoscevo ed ero in grado di scriverne. E, oltre alla scrittura, richiedeva saper viaggiare, cavarsela con le lingue e, allora, anche una buona dose di spirito d'avventura per partecipare ad un trekking sull'Himalaya o a una spedizione in Africa, per entrare fra i primissimi visitatori in Tibet o in Iran (...)

Sorvolo, per non dilungarmi troppo, sui passaggi dell'articolo che riguarda specificatamente la professione (iscrizione alla Cassa Previdenziale dei giornalisti, eccetera) per estrapolare altre storie e aneddoti.

"Quando l'Europeo (cui avevo collaborato per oltre vent'anni, da Tommaso Giglio a Lamberto Sechi, direttori che conoscevano il mestiere e te lo insegnavano) chiuse i battenti, sperimentai cosa volesse dire essere freelance a tempo pieno. Fino ad allora, ero stata una privilegiata: ricevevo dal giornale 2.500.000 lire nette il mese, che negli anni Novanta, erano uno stipendio. Dopo dovetti riprendere le fila con le testate di viaggio, con cui, per fortuna, avevo contatti(...)".

E qui arrivo il momento forte dell'articolo.
" Mi sembra di raccontare "The Risining and Fall of The Freelance Profession" parafrasando il titolo di un documentario della Bbc sulla nascita e la caduta dell'Impero Britannico. Ma non dico nulla di nuovo nel ricordare come, nel giro di una trentina d'anni, nonostante l'inflazione, il costo della vita salito alle stelle, l'arrivo dell'euro, i compensi, quandonon sono rimasti gli stessi, sono andati al ribasso (...)

La cosa più triste però è che sono profondamente mutati i rapporti umani e il rispetto. (...)

Oggi, la proposta di un servizio per una patinata rivista di viaggi è accolta con una sorta di fastidio, tanto da indurti a rinunciarvi, visto che, se non vengono dalla redazione o da qualche raccomandato d'alto bordo, le idee sono considerate una seccatura (...)

I dati sono impressionanti. Solo un 10 per cento di fortunati freelance raggiunge i 25.000 euro lordil'anno. Tutti gli altri (compresa la sottoscritta) guadagnano meno, molto meno, certo non quanto basta per vivere decorosamente. (...)

C'era una volta il freelance? Sicuramente. Ci sarà domani? Chissà.

L'informazione cresce su internet, uno studio lo dimostra

Uno studio del Joan Shorenstein Center on the Press, Politics and Public Policy, John F. Kennedy School of Government, Harvard University, dal titolo, "Creative Destruction: An Exploratory Look at News on the Internet, apparso nella metà di agosto, fa il punto della situazione sulla fruizione e produzione di news nella rete.

Lo studio arriva in sostanza alla conclusione che Internet è diventato il canale di informazione centrale per gli americani. Come i telegiornali hanno indebolito i giornali del pomeriggio e l'informazione via cavo ha indebolito i tg, oggi Internet rosicchia pubblico a tutti gli altri media.
Ne parla diffusamente Luca Conti su Nova 24

Interessante, comunque, mi sembra andare a leggere anche lo studio nella sua interezza.

giovedì, agosto 23, 2007

Si riparte da Dieci mentre s'incontrano i blogger dell'Est e dell'Ovest

Finite le vacanze. Peccato. Peccato davvero. Ma l'entusiasmo per bloggare non manca. Da oggi Riserva Indiana, dopo un lungo periodo che lo ha portato ad esplorare varie strade informative, si occuperà sempre di più del mondo della comunicazione, sia off, sia on line. Il taglio adottato cercherà di essere sempre più di servizio, offrendo link, risorse e segnalando anche, dove possibile, opportunità professionali.

Vorrei ampliare sempre più lo sguardo verso esperienze straniere e metterle al confronto con il panorama dei media italiani.
Per molto tempo, nelle settimane passate, mi sono occupato delle vicende del quotidiano sportivo Dieci, accorgendomi, che l'argomento - rispetto ad altri - riscuoteva molto interesse.
Sono giunto alla parziale conclusione di essere riuscito in questo modo, e involontariamente, a identificare un potenziale target di lettura del sito:

1) studenti interessati al mondo della comunicazione/giornali
2) giovani appassionati di giornalismo e comunicazione
3) lettori appassionati di sport4) addetti ai lavori/giornalisti
Ed ora ecco il primo contributo del nuovo corso di Riserva Indiana.

Su Pandemia il sempre informatissimo Luca Conti segnala un incontro organizzato dall' European Journalism Centre per partecipare alla prima European Bloggers (Un) Conference “East meets West”.

L'obiettivo della manifestazione è far incontrare blogger dell'Unione Europea e dell'Europa dell'Est per confrontarsi su esperienze, scambiare opinioni sul rapporto tra blog e media, giornalismo partecipativo, ognuno dal suo punto di vista.

Quattro sono le tracce della due giorni di lavori:

“Citizen Journalism: How and When It works”
“Blogging in Dangerous Places: Security Issues”
“Future of Media: Old vs New”“Building Successful Web2.0 applications”

L'evento si svolgerà ad Amsterdam il 27 e 28 settembre prossimi ed è libero previa registrazione.