martedì, novembre 25, 2008

Un angelo mi ha salvato, il libro di Marco Palmisano


La vita può sorridere. Può risultare persino splendida. E puoi essere addirittura nella condizione di cavalcarla come il fantino esperto fa sul suo splendido destriero. Poi, improvvisamente, il buio, per colpa di un'operazione andata male.

Marco Palmisano, giovane dirigente televisivo di successo, voleva correggere una miopia col laser e si rivolse ad uno specialista. Invece il chirurgo usò il bisturi. Fu l'inizio del suo calvario che racconta nel suo libro dal titolo "Un angelo mi ha salvato".

Il volume pubblicato negli Oscar Mondadori e giunto alla terza edizione, prefazione di Fiorello e una lettera di Maria De Filippi, dopo appena due mesi dalla pubblicazione ha già venduto oltre trentamila copie. Un successo editoriale - l'opera è anche una sorta di breviario laico prodigo d'insegnamenti - di cui l'autore non sa ancora capacitarsi: "Alla Mondadori mi dicono; lo sa dottor Palmisano che quando un libro riesce a vendere 10 mila copie diventa già un fenomeno editoriale e, in appena due mesi, ne abbiamo già sfornati 30mila? Sarà la rete di rapporti, le amicizie, il passaparola, la presentazione del volume nelle televisioni, ambiente che ben conosco, però c'è qualcosa di stupefacente che faccio fatica a spiegare. Si figuri che so addirittura di un sacerdote che lo fa leggere ai ragazzi come testo da affiancare al libro di catechismo".

Le pagine raccontano in prima persona la sua vicenda, una storia nella quale molte persone si sono immedesimate e che travalica la curiosità intellettuale o il semplice desiderio di gustarsi in pantofole un bel libro. "Il mio libro - spiega Palmisano - ha suscitato grande interesse, vista la quantità di messaggi quotidiani, anche un centinaio, che continuo a ricevere quotidianamente al mio indirizzo di posta elettronica". Ma ripercorriamo brevemente la vicenda che sembra tratta da una sceneggiatura così imprevedibile che spiazzerebbe qualsiasi autore di fiction televisive. Marco Palmisano è un dirigente televisivo che dopo gli studi in Filosofia ha avuto una carriera fulminante, da far invidia. Nell'84 era capoufficio stampa di Roberto Formigoni, per dire, allora vicepresidente del Parlamento europeo. Un giorno incontrarono Silvio Berlusconi: "Qualcuno di voi potrebbe venire nelle mie televisioni?". Dopo 48 ore Palmisano fu convocato dal Cavaliere ad Arcore. L'indomani era da Fedele Confalonieri che lo introdusse nelle dinamiche del gruppo. Poi, presto, Palmisano fece velocemente carriera all'interno di Publitalia, la concessionaria pubblicitaria delle reti Mediaset. I contatti di lavoro, tanti. Gli amici, pure. E, nel contempo, anche una fede cristallina.

Intanto era entrato nei "Memores Domini", il gruppo consacrato di laici fondato da Don Luigi Giussani. Abitava assieme in casa con altre persone, condivideva i lavori di casa - a turno - e i momenti di riflessione e di preghiera. Una comunità monastica, insomma, anche se immersa nella vita e nelle cose di tutti i giorni. Paradosso dei paradossi per un manager Mediaset, in casa non c'era la televisione, per osservanza della regola. Bene. Oltre a tutto ciò, Marco Palmisano trova anche il tempo e soprattutto la passione, di fondare il Club Santa Chiara, associazione che riunisce operatori a vario titolo alcuni professionisti della comunicazione. Poi, alla vigilia d'ennesima promozione, irrompe il dramma. Per correggere una leggera miopia astigmatica, si sottopone ad un semplice intervento agli occhi. L'operazione sembrava di routine: il laser aveva già fatto il suo ingresso in Italia con minime controindicazioni al paziente ma quel pomeriggio il chirurgo volle inspiegabilmente ricorrere al bisturi. "Dalla sera stessa ebbe inizio una vicenda allucinante da cui appena oggi riesco fisicamente a uscire, ricorda lo stesso autore nel suo libro. A poche ore dall'intervento avvertii infatti un acuto e profondo dolore nella parte sinistra della nuca, come trafitto dalla spada". Seguirono sei anni d'inferno, costretto a vivere nell'oscurità per proteggersi dalla luce. Tormentato da dolori lancinanti che lo costrinsero ad abbandonare ogni attività professionale e sociale. Palmisano dovette lasciare la casa dei laici consacrati e trovò rifugio da sua mamma a Legnano. Tra la ricerca di una cura efficace e la tentazione di farla finita, questi sei anni sono trascorsi in una profonda sofferenza, al limite della sopportazione umana.

Fino a quando, era il 22 febbraio 2006, Marco si reca da due frati, Padre Atanasio e fra' Carmelo con l'intenzione di confessare a loro tutte le sue mancanze, comprese quella definitiva che aveva in animo di compiere da lì a poco. Ma dopo l'incontro, prima del commiato, uno dei frati gli indicò la statua di Santa Teresina, dicendogli:"Marco, oggi, nel giorno che ricorda la scomparsa di don Giussani, affidati a Lui e prega santa Teresina, perché anche Lei nella malattia ha avuto più volte, ricorrente, la tentazione del suicidio". Il dirigente, l'esperto di comunicazione, il navigato dirigente televisivo, obbedì ai religiosi: s'inginocchiò e iniziò a recitare la Novena delle Rose, una forma particolare di preghiera affidata all'intercessione di un santo che si recita per nove giorni di seguito con la richiesta di ottenere una grazia importante. Da lì a poco nella vita di Marco irruppe Giovanna Bardellini, medico chirurgo omeopata di Monza che inizia a comprendere la malattia, trova la cura efficace, gli ridona la salute e con lui incontra l'amore.

In un brano del libro, Palmisano sottolinea di non aver "mai lesinato sulla domanda di bene che il suo cuore poneva alla realtà, neanche quando si sarebbe potuto accontentare e che la grandezza di una persona si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con la quale rimane in ricerca".

Come nascono queste affermazioni, così chiare e limpide, immersi come siamo in un mondo impregnato di scetticismo e relativismo rispetto agli ideali?: "E' perché Dio mi ha voluto far conoscere la grazia del dolore - ci racconta - che mi ha fatto riscoprire ciò a cui dovevo rimanere veramente attaccato".

Nel libro si trovano parole splendide e un intero capitolo a proposito dell'innamoramento. E frasi tipo: in amore il miglior attacco è la resa! Qual è il consiglio che darebbe ai giovani che si innamorano?: "Certo, di cedere a tutto, perché il cuore, la ragione, il sentimento cedono di fronte a ciò che vuoi bene. Ma non devi buttarti via alla prima emozione. Bisogna sapere aspettare il momento giusto e avere il rispetto del proprio corpo. Questo è proprio da dire, senza provare vergogna!". E con il mondo della televisione, come la mettiamo? "Alle persone che incontro sul mio posto di lavoro dico di raccontare l'uomo così com'è. Ci sono esperienze di autenticità, programmi di qualità al momento minoritari; bisogna produrne sempre di più. Ah, lo sa, il 20 novembre il Club Santa Chiara festeggia Mike Bongiorno, un riconoscimento ad un uomo speciale, conosciuto da generazioni, che in tanti anni di carriera è sempre stato se stesso". di Angelo De Lorenzi (tratto dal settimanale "Stop")