mercoledì, novembre 15, 2006

Atomo, quasi Atomar

Atomo prende il treno. S'infila nella carrozza di seconda classe, un quarto d'ora prima della partenza. Si accorge, ora, che ha quarant'anni, e sente addosso anche un po' di umidità. Poiché sapeva di andare a Torino, la sera prima aveva rovistato nella libreria della materna alla ricerca di un libro adatto al viaggio. Ha pescato nel mucchio in una libreria dozzinale, comprata in un grande magazzino. I libri sono stati infilati da qualcuno in terza fila. Poiché non c'è un criterio di classificazione, è quasi impossibile trovare in un lasso di tempo ragionevole l'autore desiderato.

Dalle sue rimembranze scolastiche pesca la carta "Calvino". Gli ricorda qualcosa di tracciato bene, come le strade di Torino, del resto fa anche rima. Ma trovare l'autore nelle carte della materna, non è affatto semplice. Intanto bisogna farsi largo fra la raccolta dei testi delle encicliche papali e i tomi di storia della spiritualità femminile che portano via un sacco di spazio. Non sono assenti, nemmeno, i testi dei cardinali di Milano, ma non sono ordinati, per data o autore, e quindi manca un criterio intelligente per leggerli. Qui uno Schuster, là un Martini. A confondere il tutto anche i testi che erano rivolti ai bambini.
Poi i classici, dio mio. I classici se non sono ordinati, creano confusione al lettore. In prima fila, schierati a batteria, i manuali di cucina; primeggia "Il talismano della felicità" e, vicino, Petrolio, scritto da Pasolini, niente a che fare con il mangiare bene. Superate tutte le difficoltà, e facendosi largo come uno che entra nella giungla e sposta le foglie intralcianti il cammino, afferra infine una raccolta di racconti di Italo Calvino.

Si avvicina con il testo alla luce fioca della lampada della sala, apre con aria furtiva le pagine del libro e si ritrova, per puro caso, a leggere le avventure di Palomar. Ma proprio perché è una lettura "a caso", attacca il secondo capitolo, dal titolo "il seno nudo". Tiene le pagine incollate al suo golf.

Dopo poche righe è turbato e smette. Va a dormire.

L'indomani, sul treno, pochi minuti dopo la partenza, tira fuori il libro da una borsetta di pelle nera. E legge.

Questa volta inizia il libro dal primo racconto: "Il mare è appena increspato e piccole onde battono sulla riva sabbiosa. Il signor Palomar è in piedi sulla riva e guarda un'onda".

Atomo si ferma. Guarda fuori dal finestrino. Riprende la lettura. Dopo una pagina e mezza si distrae ancora. Guarda il controllore che arriva dal fondo dello scompartimento. Si accorge che è una donna. Fa finta di riprendere la lettura. La signora in divisa chiede i biglietti. Atomo infila una carta di caramella fra le pagine, per tenere memoria di dove è arrivato. Fruga in una tasca e poi in un'altra. Non trova il suo biglietto. Poi si ricorda, forse è nella borsa. Vero.

E' una delle sue insicurezze, quando va in treno si sente perso, perché ha paura di smarrire le cose, portafogli, monete, biglietti sia quelli della metropolitana, sia quelli del treno.
La signora delle Ferrovie se ne va, allegra ma senza scambiare una parola. Atomo riprende a leggere. Afferra la carta delle caramelle. Si accorge che è sgualcita, e la infila nei pantaloni. Vorrebbe buttarla, ma non sa dove.
Forse la signora delle Ferrovie non era allegra.
(continua)

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