mercoledì, luglio 18, 2007

Sarkozy, "le president", s'inchina a Re Tour


Ieri al Tour (foto Lampre), nella tappa del Galibier, abbiamo visto la Francia; questa frazione sarebbe piaciuta molto a Roland Barthes, l'intellettuale francese che in uno dei suoi scritti più celebri, Miti d'oggi, raccontavadel significato della grande corsa, non solo per i francesi. Significato e significati che vanno benoltre la cifra agonistica.

Tour de France come epopea. Con nomi e toponimi, scolpiti nella geografia umana e orografica dell'Hexagone. Ieri, per la prima volta, un presidente francese è salito sull'ammiraglia. Sarkozy è stato fagogitato dal Tour, volendolo dominare ne è stato anche inghiottito. Salendo sull'ammiraglia ha espresso un gesto di sovrano potere, nel popolo, fra il popolo. Inghiottito dalla telecamera, protagonista e nello stessotempo nano, in scia ai corridori. Si è dovuto inchinare, levandosi la giacca, al colombiano Soler, pedalatore colombiano che vive in Italia, il vincitore e protagonista della tappa.

Il presidente ha allo stesso tempo realizzato un sogno da bambino - veder la tappa dalla pancia della corsa - ed espresso un'azione da sovrano. Come negli antichi regni, il re si è inchinato ad un'idea più grande: il Tour. Questo è stato evidente quando Sarkozy si è trovato sotto al podio ad applaudire i leader delle varie maglie, incoronati dai baci di prammatica delle miss. Sembrava molto piccolo, schiacciato dal mito vivente del Tour.

Gianni Mura su Repubblica ci informa che Sarkozy è ancora tesserato come cicloamatore per il velocub di Neully, "anche se per motivi di tempo ha cancellato le pedalate di quattro ore nella valle della Chevreuse e quelle più corte dalle parti dell'ippodromo di Longhchamps".

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