lunedì, febbraio 19, 2007

Una casa povera di pane ma ricca di musica

Ieri, nel tardo pomeriggio, su Retequattro è andato in onda lo speciale dedicato alla vita di don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, scomparso il 22 febbraio di due anni fa. Un filmato straordinario. Raramente ci si commuove davanti alla televisione. Intendendo per commozione qualche cosa che, alla fine, non ti fa stare seduto davanti alla sedia, come prima. Senti parole taglienti, giudizi che vanno subito al cuore. Fucilate dirette.

Il filmato si apre con la visione del funerale di Don Luigi Giussani e il ricordo di alcune delle parole che pronunciò l'allora cardinal Ratzinger: "Don Giussani era cresciuto in una casa povera di pane ma ricca di musica" (...)"Ma non si accontentava della bellezza, cercava la Bellezza in se stessa, la Bellezza infinita, e l'ha trovata in Cristo".
Poi si passa ai primi anni di seminario del piccolo Luigi, il ricordo del padre socialista, della mamma dalla fede semplice e schietta. Il bianco e nero dei cinegiornali e poi via via attraverso la storia, su e giù nei meandri e nei dettagli importanti, fra le pieghe delle vicende della storia e quelle del movimento
. L'opposizione della chiesa istituzionale per il nuovo movimento, il caso Zanzara, il '68, le accuse false, le violenze nei confronti del movimento. Poi le prime aperture, l'atteggiamento positivo di Paolo VI, la benedizione di Giovanni Paolo II, l'accoglimento del carisma. Il riconoscimento ufficiale di comunione e liberazione all'interno della Chiesa.
Il tutto raccontato con un tono asciutto e preciso. Gli autori non si sono abbandonati alla facile tentazione della mielosa agiografia, del resto il personaggio non lo avrebbe permesso. Un Don Giussani sorridente e sereno, ma sempre affilato nel giudizio. Sempre chiaro.

Il montaggio dei vari spezzoni del filmato hanno reso bene l'ambientazione storica, il clima dei momenti, le circostanze dolorose, come i passaggi difficili per la storia del movimento. Il filmato ha proposto in successione i vari volti di Giussani e una fisicità che nel tempo ha cambiato fisionomia, mantenendo intatta la baldanza e la gioia di vivere. Lo abbiamo visto giocare con i suoi ragazzi, con la gonna lunga e nera come un prete qualsiasi di quegli anni e applaudire divertito davanti a Giovanni Paolo II nella residenza di Castelgandolfo e con quanto vigore applaudiva!
Alcuni degli spezzoni proposti sono documenti inediti e straordinari. Come il brano nel quale si son visti i giovani ciellini accompagnare all'aeroporto di Linate i primi missionari che partivano per il Brasile. Uno spezzone che faceva vedere un popolo di ragazzi in festa. Don Giussani ha parlato della Chiesa. Di una Chiesa che per non tradire se stessa deve sempre mettersi in discussione. Provocazione continua. Una fede che non investe tutto della vita è una fede morta. Una Chiesa che si dimentica di annunciare Cristo, di dire Cristo, è una Chiesa che tradisce. Che tradisce gli uomini. Che tradisce se stessa.

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