giovedì, settembre 07, 2006

Ricaddero nel vuoto come mostruosi gemelli

Da Azzurro Tenebra, Einaudi, 1977 di Giovanni Arpino

"Ancora vide Giacinto. Si teneva aggrappato all'indio Yazalde in un intrico di ossa mulinanti. Ormai gli era impossibile sgiungersi, apparivano rappresi in un unico sudore. Bevevano lo stesso fiato d'aria fradicia, tempia contro tempia, sputavano saliva e fiele sullo stesso filo d'erba. Il groviglio dei gomiti era cespuglio spinoso. Nello scatto parallelo il ruotare delle ginocchia diventò sincrono, ciascun muscolo ciascuna carne parvero la concreta ombra dell'altro. Sulla palla alta che volò via, solo un astuto spigolo di Giacinto prevalse. Ricaddero nel vuoto come mostruosi gemelli e toccando terra si fecero più stretti d'odio".

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