martedì, ottobre 17, 2006

Sedaris? Come il mascarpone al cioccolato


Leggere i racconti di David Sedaris fa lo stesso effetto, per me, che degustare il mascarpone con il cacao e lo zucchero, un intruglio ipercalorico e gustosissimo che all'inizio inebria, assapora al punto da soffocarti. E' per questo motivo che, probabilmente, uno come Sedaris bisogna prenderlo a piccole dosi e solo quando serve.
Di questo autore, americano e greco di origine, i risvolti di copertina così recitano: "la comicità soave, crudele, disincantata, intelligente e terribile di questo eterno ragazzo offre la più irresistibile chiave di lettura dell'assurdità del mondo d'oggi". Si può essere d'accordo su questa frase, su quasi tutta la frase, specialmente la prima parte. Che il mondo sia assurdo, poi, andrebbe dimostrato. Di certo questo scrittore ce lo mostra così, questo globo, dalla prospettiva della vista dei suoi occhiali.
Di certo, alcune frasi sono imperdibili, di conio originale. Per esempio, tratto da "Me parlare bello un giorno (Mondadori):

"Per chi ci vive, è sempre salutare osservare Manhattan da una certa distanza. Vista da vicino la città appare come un opprimente cumulo di scale, ma da lontano ispira fantasie di ricchezza e potere così profonde che persino i comunisti talvolta restano senza parole".

Oppure: "A differenza di mio padre, che sfornava tele a raffica e senza il minimo criterio, io avevo idee concrete su come dovesse essere la vita di un artista. Seduto alla mia scrivania, con in testa un baschettino stretto quanto il cappuccio di una ghianda, mi immergevo nel mondo dei libri d'arte presi a prestito dalla biblioteca pubblica".

note di Angelo De Lorenzi

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