Personalmente, sono curioso.
sabato, dicembre 30, 2006
Aldo Nove, poeta
Personalmente, sono curioso.
venerdì, dicembre 22, 2006
Tre spigolature sul Natale

anche se il Cielo sa che gran giorno sia questo
Noi vogliamo qualcos'altro che è difficile esprimere
a parole, vogliamo sentirci uniti alla bellezza
che vediamo, trapassarla,
riceverla dentro di noi, immergersi in essa, diventarne parte.
(Clive Staples Lewis)
E' che c'e' del nuovo, un nuovo incontestabile,
un nuovo irrecusabile, un nuovo irrevocabile,
un nuovo irreversibile.
Si passa dal punto in cui non c'era niente
al punto in cui c'e' qualcosa.
(Charles Peguy)
Ustacchio, la víggija de Natale
Te mmettete de guardia sur portone
De quarche mmonziggnore o ccardinale,
E vvedrai entrà sta príscissione.
Mo entra una cassetta de torrone,
Mo entra un barflozzo de caviale,
Mo er porco, mo er pofiastro, mo er cappone,
E mmo er fiasco de vino padronale.
Poi entra er gallinaccio, poi l'abbacchio,
L'oliva dolce, er pesce de Fojjano,
L'ojjio, er tonno, l'anguiha de Comacchio.
Inzomma, inzino a nnotte, a mmano ammano,
Te fli tt'accorgerai, padron Ustacchio,
Cuant'è ddivoto er popolo romano.
(Giuseppe Gioacchino Belli)
Auguri indiani
(nell'immagine la Natività di Rembrandt)
giovedì, dicembre 21, 2006
mercoledì, dicembre 20, 2006
Nove passi davanti e dietro la balena, in forma di ballata
Siamo in viaggio
Non sapevamo, all'inizio, quale bastimento ci aveva riservato la sorte
Canoa
Battello
Oppure nave
Solo, abbiamo imparato col tempo che dovevamo andare
Là, pesce
Là, acqua
Non sappiamo al mattino
Quale giornata abbracceremo
Se tempesta
O bonaccia
Se disattenzione
O disgrazia
Sulle cose del mondo
pesce, tanto pesce
e una balena ogni tanto sul nostro orizzonte
che ci sveglia dal nostro torpore
lunedì, dicembre 18, 2006
Nove passi davanti e dietro la balena, in forma di ballata
Il mattino ci sorprende
Senza arte
Né parte
Appena
Al risveglio
Sotto le coperte,
Stiamo, sto, nel cono dell'abisso
Sorta d'imbuto dentro cui ci siamo perduti
Senza rive
Senza porti
Senza un futuro davanti
E un passato, dietro
Eppure basta un minuto
Per desiderare un ordine
E una misura
Una scansione
E una rima
Un ordine, insomma.
E un equilibrio, persino
Con questo briciolo di coscienza
Polvere
Mi avvio in bagno
Senza pensare
Senza rive
Senza posti
E' lo specchio che guardo, ora
Al mattino
Senza vedermi
Là una balena
Soffia
(Per fortuna)
venerdì, dicembre 15, 2006
Nove passi davanti e dietro la balena, in forma di ballata
Mi hai salutato dopo un’ora di compagnia
Eri sul marciapiede
Milano
E la tua pupilla ho fissato
Il mio occhio stanco
Non ha riconosciuto il tuo amore
Perché anche un tempio minore
Deve stare appresso a quello maggiore e da esso discendere
Perché anche lì la Chiesa deve poter operare
Così il poeta:
“La Chiesa deve edificare di continuo
Perché è continuamente minata dall’interno e dall’esterno”
Per amare bisogna lasciarsi amare
Per amare bisogna imparare ad amare
Mi hai salutato con l’occhio
L’ardore travalica il limite dell’amato
Lo trapassa
E’ spada
L’ardore, l’amore, è ardire
(Infatti, fa rima con tradire)
Milano, salutarsi da un marciapiede
Finito l’appuntamento ce ne andremo per la nostra strada
Tu volterai a sinistra, io a destra
Così abbiamo fatto, questa mattina
Io infilandomi nei miei pensieri
Sei andata via
A casa, anche questo venerdì, il tuo pesce preferito
Io non lo mangerò
Come sempre
Siamo diversi
Questo pesce è piatto
Appoggia il fianco sinistro sul fondo
Così che gli occhi stanno sul lato destro
È un pesce bizzarro, per questo
Ha squame lisce, sul capo una serie di tubercoli ossei
Si nutre di invertebrati che vivono sul fondo marino
Si appassiona di piccoli molluschi bivalvi e policheti
Depone le uova all’inizio della primavera
Le femmine arrivano ai 24 anni
I maschi raramente raggiungono i 12
Per tutti c’è un’industria florida
Che li fa secchi prima
Pescati nel Mar Artico
E in quello Atlantico
Nel Mediterraneo, specialmente lungo le coste spagnole e quelle francesi
Venduta fresca, congelata, specialmente a filetti
Invade i supermercati di tutta Europa
La si può confondere con la passera di mare (Platychthys flesus) che è
La specie propriamente mediterranea, la platessa invece è la sottospecie atlantica
E differisce da questa per l’assenza dei tubercoli alla base delle pinne dorsali e anali
La platessa depone le uova da novembre a giugno a seconda delle località
Da marzo ad aprile nella ghiacciatissima Irlanda
Da gennaio a giugno sulle coste olandesi
Da novembre a giugno nel Mar Baltico
Questa sera i nostri figli mangeranno pesce
giovedì, dicembre 14, 2006
Il poeta (albanese) in copertina
Un albanese che lavora, mette su famiglia e decide, ad un certo punto della sua vita, di mettere adddirittura in piedi una casa editrice, non è cosa da poco. La casa editrice è piccola, non potrebbe essere diversamente, ma funzionante e trasparente. Gli autori non devono pagare una lira per farsi pubblicare, una volta scelti. E questa è già una bella notizia. E poi, vi immaginate un albanese italiano che specula sull'attività degli italiani o dei propri connazionali?
Tempi, che non è una rivista letteraria, racconta più nei dettagli la storia di Çlirim Muçae dei suoi amici albanesi che lavorano (sì lavorano) e scrivono in Italia. Il settimanale ospita anche un contributo scritto di suo pugno.
Muça io l'ho conosciuto di persona a Sesto San Giovanni e mia moglie, qualche anni fa, ha dato un'occhiata ai suoi primi scritti, prima che iniziasse a pubblicarli. Di recente è stato anche intervistato dal Tg3 Lombardia in occasione di una manifestazione dedicata ai piccoli editori.
mercoledì, dicembre 13, 2006
"Temo certi cattolici più dei comunisti"
Padre Bepi, la sua storia

Alla serata sarà presente l'autore, il poeta e scrittore Davide Rondoni.
Padre Giuseppe Berton, nato a Marostica nel 1932, da quaranta anni è missionario saveriano in Sierra Leone. Laureato a Glasgow in filosofìa morale e logica. Dal '64 al '66 comincia la missione in Sierra Leone dove dal 1972 si stabilisce definitivamente. Nel 1997 ha aperto a Lakka — nella penisola di Freetown — un centro di accoglienza attivo per il recupero di orfani ed ex-bambini soldato.
L'autore: Davide Rondoni, nato a Forlì nel 1964, ha pubblicato diversi libri di poesia (Il bar del tempo, 1999; Avrebbe amato chiunque, 2003; Compianto, vita, 2005) e il romanzo per ragazzi I bambini nascono come le poesie, 2006. È presente nelle migliori antologie di poesia italiana contemporanea, e tradotto in inglese, francese, russo e spagnolo.
Dirige il Centro di poesia contemporanea dell'Università di Bologna e collabora da editorialista con «Avvenire», «Il Tempo» e «Libero».
lunedì, dicembre 11, 2006
Vibrisselibri sbarca a Milano
Si tratta del romanzo "L'organigramma", del milanese Andrea Comotti, e del saggio "Una tragedia negata. Il racconto degli anni di piombo nella narrativa italiana" del torinese Demetrio Paolin.
Parteciperanno all'incontro: i due autori Andrea Comotti e Demetrio Paolin; Giulio Mozzi; Margherita Trotta della redazione di vibrisselibri.
Nove passi davanti e dietro la balena, in forma di ballata
Ho sognato l’inferno
Deve essere un posto
Buio e rosseggiante
E negli anfratti ci deve essere del pesce marcio
Poi, ho sognato anche il paradiso
È stato un attimo
Poi, mi sono distratto
Nove passi davanti e dietro la balena, in forma di ballata
Mi guarda
La guardo
Ci guardiamo
Sola
Solo
Soli
Ho fame
Distesa
Ho fame
E’ fredda
Gelata
Ghiacciata
No salata
La guardo
Ci guardiamo
Soli
Fuori piove
e fra poco è Natale
Soli
Il pesce preferito
Da mia moglie
Lei è tornata
Tardi
Ha infilato la diafana mano
Nel frigorifero
Ha tolto il ghiaccio
L’ha presa
Ghiacciata
L’ha estratta
Distesa
Osservata, con un occhio
Con l’altro mi guardava pensando ad altro, però
L’ha rigirata
Non so perché
Ammirata
Non so perché
Lei mi guarda,
Ora
Non so perché
Che incubo
Soli
Nove passi davanti e dietro la balena, in forma di ballata
Vuoi da mangiare?
Tieni
Vuoi compagnia?
Tieni
Non ti basta, da mangiare?
Vestiti, mettiti le scarpe
E vai al
Su-per-mercato
Compra
C'è il surgelato
Lo sapevi
Prima di sposarmi
Lo sapevi
Vuoi da mangiare?
Tieni
Vuoi compagnia?
Tieni
Sai che non ti basto?
Vai
Prendi le tue scarpe
Vestiti
E vai, vai
C'è il
Super
mercato
Dritto alla via ti aspetta il
Sur
gelato
Volevi andare via?
Vai
Prendi le tue cose e vai
Non ti basto?
Hai freddo?
Se non hai sonno, vai,
se non sapevi, sai
Vai, quindi, vai
C'è sempre
Che ti aspetta
un surgelato
Vai,
Prima non lo sapevi,
Oggi lo sai.
Devo telefonare ai miei amici
Sai
Prima non sapevi
Oggi lo sai
Perché non sei ancora andato?
venerdì, dicembre 08, 2006
I diavoli di Ginettaccio
Il volume racconta una delle tappe più straordinarie di Ginettaccio, ovvero la Firenze-Assisi e ritorno che tra l'ottobre del 1943 e il giugno del 1944 corse almeno una quarantina di volte per trasportare, nascosti nella canna della bici, documenti falsi per salvare gli ebrei perseguitati nel nostro paese.
Su Avvenire di mercoledì 6 dicembre, una recensione completa.
lunedì, dicembre 04, 2006
Tre Cime di Lavaredo, nasce il Cannibale

Fra le salite che fanno paura è stato inserito lo Zoncolan e dopo 18 anni tornano le tre Cime di Lavaredo, un'ascesa storica testimone di episodi importanti. Per la prima volta il Giro qui arrivò nel 1967, primo Gimondi e secondo un Merckx al debutto. La salita fu falsata dalle spinte. L'anno successivo vinse il corridore belga.
La sua fu un'impresa, c'era vento, freddo e una bufera di neve. Merckx pensò tutto il giorno ad attaccare, e Adorni, che correva nella stessa squadra, lo tenne a freno. Non fu un'impresa facile. A 12 chilometri dal traguardoil Cannibale partì, Adorni era dietro nella sua scia ma come lui stesso ammise "Tirava che sembrava una moto". Gimondi, dietro, non ce la faceva. A tre chilometri dal traguardo, il belga lasciò anche Adorni e riprese uno dopo l'altro i dodici fuggitivi che si erano prima involati. Merckx vinse con una quarantina di secondi su Polidori, e stacco di quasi 6 minuti Ocana, e a 6 minuti e 19 secondi arrivò Gimondi.
"Tirava che sembrava una moto"
Intervista a Vittorio Adorni
Eddy Merckx si rivelò come grande campione nella tappa delle Tre Cime di Lavaredo, al Giro d'Italia del 1968. Che cosa si ricorda di quel giorno?
Eravamo nella stessa squadra, la Faema. Fu una frazione dura e difficile. Quando correvamo noi, nella nostra "epoca", le Tre Cime era considerata una delle salite più difficili del Giro.
Nei primi chilometri, partì subito una fuga con alcuni corridori che riuscirono ad accumulare fino a dieci minuti di vantaggio sul resto del gruppo. Fra i fuggitivi c'erano Bitossi e Polidori. Merckx era molto nervoso, voleva andare a prenderli. Ad un certo punto iniziò a tirare la squadra di Gimondi, la Salvarani, con l'intenzione di recuperare qualche minuto di svantaggio. Dopo aver fatto il Passo di Sant'Osvaldo, poi la discesa di Longarone, misi davanti Van Der Bosch, corridore che andava molto forte in salita. In effetti impostò una andatura sostenuta mettendo così in fila indiana tutto il gruppo.
Arrivati ai piedi del Tre croci, Merckx mi guardò, allora gli feci cenno di attaccare e lui iniziò a scattare. Gimondi ha resistito un poco, poi si è staccato. Io rimasi prima sulla ruota di Gimondi, successivamente lo lasciai e andai a prendere Merckx all'inizio del Tre Croci. Merckx tirava che sembrava una moto. Ho pedalato con lui per tre chilometri, poi gli dissi di andare. Eddy raggiunse tutti gli avversari che si trovavano in fuga. Vinse la tappa, secondo
arrivò Polidori, terzo io.
Che cosa pensò all'indomani di questa straordinaria affermazione?
Non aveva ancora vinto una grande corsa a tappe. In quell'anno si affermò nel Giro di Sardegna e in quella occasione gli dissi che se avesse fatto come gli avrei suggerito, avrebbe vinto anche il Giro d'Italia. Nel periodo delle corse dormivamo nella stessa camera, mi accorgevo che Eddy era un gran corridore, capace di recuperare subito dalle fatiche. E poi lui correva sempre all'attacco. Pensava di fare la grande impresa sulle Dolomiti, ma correva come se ogni tappa fosse l'ultima della sua carriera. Durante tutto quel Giro, gli dissi di star calmo perché la corsa si sarebbe risolta sulle Tre Cime di Lavaredo. E così avvenne (...) La tappa delle Tre Cime di Lavaredo è stata la vittoria più importante,
quella più bella. Per un corridore belga, vincere sulle Dolomiti rappresentava il massimo".
(Angelo De Lorenzi)
venerdì, dicembre 01, 2006
Giornata nazionale della colletta alimentare. Riflessioni
Io ho aderito a questa iniziativa partecipando alla raccolta fatta al centro commerciale Il Vulcano a Sesto San Giovanni.
- Dal punto di vista organizzativo non è stato gran che. Dovevamo stare fuori dal punto di vendita, sotto la pioggia, praticamente; infilati in improbabili interstizi dove si faceva fatica a capire da dove entrasse la gente.
- Sono sceso nell'unico posto all'interno dove si poteva stare e dove si confezionavano i pacchi da inviare successivamente ai punti raccolta. Mi sentivo un po' inutile e, inoltre, avevo paura di uscire perché soffro moltissimo l'umidità. E siccome non sono un eroe, uno dei miei amici mi ha tirato fuori dalla situazione infilandomi una pettorina gialla e dicendomi, gira per il supermercato, e fai l'uomo sandwich! Dentro, al caldo.
Così ho fatto. La gente che aveva fatto la spesa per i poveri mi guardava e mi diceva "posso dare a lei il sacchetto?" Una signora in particolare mi stava dando il sacchetto e continuava a ripetermi "Ma posso fidarmi di lei? Siamo sicuri che porta giù il sacchetto?" Fra l'imbarazzato e l'incredulo alla fine ho preso il sacchetto, alla fine la signora si è convinto, forse solo guardandomi in faccia. Non è che la mia faccia fosse poi proprio tanto convincente, ma è la mia che cosa posso farci?
- Morale: fatelo anche voi il prossimo anno il gesto della raccolta per il Banco Alimentare. Ne vale la pena. Anche se non vi sentite degli eroi.
Sperando di fare cosa gradita e utile riporto sotto il giudizio della giornata scritto dal settimanale Tempi, mi sembra interessante.
Anche quest'anno la gente è solidale, ma un po' meno del solito. Chissà com'è
di Tempi
In effetti, per la prima volta dopo dieci anni, gli esiti della decima edizione della Giornata nazionale della colletta alimentare non sono stati proprio così eccelsi. Duecento tonnellate di derrate alimentari in più rispetto all'anno precedente. Un incremento "solo" dell'1 per cento. Ma insomma, anche se non è stata un'annata record (si pensi che l'edizione 2005 registrò un incremento del 17 per cento rispetto all'anno precedente), la colletta si conferma la tipica espressione di un popolo libero e solidale. Si chiama "carità". E politicamente parlando "sussidiarietà".
Un fenomeno di grande ricaduta anche economica e sociale. Che dovrebbe far riflettere. Specialmente un esecutivo che si autorappresenta come difensore dei poveri e che in nome dei poveri diffonde la "superiore" civiltà del sospetto, dello Stato e della legge, nei confronti della fiducia nella libera iniziativa delle persone.
Ultima nota in margine: benché secondo le ultime rilevazioni Istat (ottobre 2006) i poveri in Italia rappresentino più del 13 per cento della popolazione, da quando Berlusconi è all'opposizione non c'è più alcuna "emergenza povertà". Un anno fa i giornali scrivevano che in Italia le famiglie non arrivavano alla fine del mese e non riuscivano a comprare il latte per i loro bambini. Oggi, nonostante i giornali siano tutti contro Prodi, dobbiamo ammettere che i miracoli esistono. In effetti, come strilla l'ultima copertina dell'Espresso, adesso "gli italiani sono i più ricchi d'Europa".
giovedì, novembre 30, 2006
In ufficio 1
C'era un pezzo di agnello. Scaduto. Da otto giorni.
martedì, novembre 28, 2006
Nova Milanese e dintorni 3
- Un lettore ha scritto a Tempi sulla nota vicenda di ciò che è successo in una scuola superiore di Nova Milanese. L'argomento mi interessa per vari motivi. Primo, perché ho una moglie insegnante, secondo perché collaboro a Tempi. Terzo perché mi è piaciuta la risposta del direttore, Luigi Amicone. Quarto, perché la risposta di Amicone assomiglia più o meno a quello che ho detto in privato a mia moglie, prima di leggere il giornale stampato.
- "Ogni volta che gli addetti ai lavori analizzano problemi che riguardano i ragazzi sono tutti d'accordo sul definire ciò che è diseducativo, sbagliato, dannoso o pericoloso. Dopo di che si vengono a formare istantaneamente due correnti di pensiero, la prima che propone di proibire, la seconda che sostiene che la proibizione incuriosisce e peggiora la situazione. Per carità, sono stato anch'io un ragazzino e so bene cosa sia il sapore del proibito, ma so anche che, per me, aggirare certe proibizioni era troppo complicato e rinunciavo.
- Ora a tutti coloro che sostengono che proibire sia negativo vorrei fare una proposta paradossale, anzi provocatoria, ma che dovrebbe indurli a riflettere: lasciare libero il sesso.
- Provate a immaginarvi cosa succederebbe nelle scuole, quindi chiedetevi se le proibizioni sono così distruttive per le menti dei ragazzi o se altresì sono la base di una formazione che permette loro di separare il bene dal male. Il permissivismo è senz'altro il metodo educativo meno faticoso ma forse sarebbe bene che i genitori, mamme-merendina in primis, cominciassero a rimboccarsi le maniche.
- Non si possono educare i figli con la cultura dei diritti, con la cultura dell'autogestione minorile dell'etica tralasciando doveri e proibizioni.
- Provate a immaginarvi cosa succederebbe nelle scuole, quindi chiedetevi se le proibizioni sono così distruttive per le menti dei ragazzi o se altresì sono la base di una formazione che permette loro di separare il bene dal male. Il permissivismo è senz'altro il metodo educativo meno faticoso ma forse sarebbe bene che i genitori, mamme-merendina in primis, cominciassero a rimboccarsi le maniche.
- Ora a tutti coloro che sostengono che proibire sia negativo vorrei fare una proposta paradossale, anzi provocatoria, ma che dovrebbe indurli a riflettere: lasciare libero il sesso.
Lei ha così ragione che, a rigor di logica corrente, non capisco lo scandalo per un caso come quello della scuola di Nova Milanese. Il preside di quella media inferiore ha detto che «è inconcepibile una cosa del genere in una scuola dove viene impartita una educazione alla sessualità non separata dall'affettività». Separazione? In che senso? Pare che i ragazzini volessero molto bene alla loro professoressa.
venerdì, novembre 24, 2006
Joseph Pearce, le avventure di un uomo vivo
- Direi che valeva proprio la pena di esserci. Pearce in Italia è pressoché sconosciuto e di Chesterton si sanno poche cose. Forse qualcuno si ricorda - ma dipende molto dall'età - la serie televisiva di Padre Brown nel quale Renato Rascel figurava da protagonista. Non è così nei paesi anglosassoni dove si sta rileggendo con grande interesse le opere di G.K. Chesterton.
Pearce insegna in una Università privata - o libera, se preferite, negli Stati Uniti e sembrava ieri uscito da uno dei romanzi scritti da Chesterton, in gioventù una sorta di anarchico anti religioso e contro la chiesa che a 20 anni ha conosciuto anche la prigione e proprio grazie ai giorni trascorsi in cella, ha scoperto quello che sarebbe diventato il suo autore preferito. Chesterton gli cambia letteralmente la vita, grazie a lui si converte.
- Ora il professor Pearce è uno degli studiosi più appassionati e più preparati sulla sua opera. Il professore che insegna alla Ave Maria University in Florida è autore di diversi libri come Wisdom and Innocence: A Life of G. K. Chesterton, Literary Converts, Tolkien: Man and Myth e Solzhenitsyn: A Soul in Exile. L'anno prossimo uscirà uno studio su Shakespeare che riserverà non poche sorprese agli "addetti ai lavori".
Joseph Pearce, la sua biografia
http://www.staustinreview.com/pearce/
Il blog della associazione chestertoniana italiana
http://uomovivo.blogspot.com/
America Chesterton Society
http://www.chesterton.org/
Dove trovare e scaricare sul web le opere di G.K.Chesterton
http://www.cse.dmu.ac.uk/~mward/gkc/books/index.html
Chesterton Beato ?
l'articolo di Avvenire con l'intervista a Joseph Pearce, biografo di G.K.C
http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2006_11_18/agora.html
giovedì, novembre 23, 2006
martedì, novembre 21, 2006
OSCURAMENTI
Quando la libertà di pensiero fa paura, meglio ingaggiare qualche Hacker o qualche maneggione!
Certo chi non ha problemi di famiglia regolare con i figli a carico, per cui conta soltanto «l’amore», ha molto tempo per impedire con tutti i mezzi di esprimersi a chi vuole invece difendere un tipo di famiglia che invece i figli li genera e desidera educarli!
Ci è capitato questo: abbiamo pubblicato sul sito www.culturacattolica.it un intervento critico sulla fiction televisiva di Lino Banfi, Il Padre delle spose, in onda da lunedì 20 novembre 2006 su RaiUno. Abbiamo chiesto come minimo di spostare lo spettacolo in seconda serata (mentre non abbiamo chiesto di «oscurare» la fiction, come ci accusa Repubblica sul suo sito).
Ci chiediamo (e lo chiediamo a tutti coloro che ci hanno accusato di volere mettere il bavaglio a chi la pensa diversamente): ma non c’è altro modo per esprimere il proprio dissenso da chi ha altre opinioni che quello di bloccare la sua capacità espressiva? Ci hanno detto che è ora che la Chiesa non interferisca nelle questioni della vita civile, e perché allora c’è chi interferisce sul diritto degli uomini di esprimere il proprio parere? Voltaire diceva: «non condivido nulla di quanto tu dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo». Dobbiamo essere proprio noi a ricordarlo ai paladini della libertà di espressione?
Da troppo tempo si accusano i cattolici di imporre le loro idee, e poi, quando si è a corto di idee e di ragioni, si fa di tutto per oscurare e impedire la loro capacità di presenza e di espressione.
Chiediamo solidarietà a chi ha a cuore il diritto di tutti di potersi esprimere liberamente.
Grazie di cuore. La difesa della libertà di uno significa la difesa della libertà di tutti.
CulturaCattolica.it
lunedì, novembre 20, 2006
Il muro di Sormano

Lui l'ha salita, e non ci ha messo tanto.
Mi ha girato le indicazioni tecniche della salita e le foto scattate da un collega, Maurizio. A me piace proporvele anche come simbolo di qualsiasi cimento sportivo o no.
Per chi vuole cimentarsi in una storica impresa:
Sormano - Colma Lunghezza=1.7Km
Dislivello=280mt
Pendenza media 16-17% e max 25%
Attenzione alle scritte verniciate e alle foglie (pedalando fuori sella la ruota dietro slitta).
venerdì, novembre 17, 2006
VIBRISSE LIBRI, E LA RETE FA SBOOM
testi selezionati, completi di editing, grafica e promozione di un ufficio stampa. In pratica una casa editrice "anfibia", una sorta di terza via tra le grandi potenze editoriali e gli editori medio piccoli, validi ma di nicchia".
Così ne dà conto il sito di Repubblica. E' bastato questo articolo pubblicato, di cui ne riporto una parte, per mandare in tilt il sito di Vibrisse. Troppe
le visite, eccessivo l'entusiasmo per una iniziativa che, forse, non si aspettava di travalicare la comunità dei fedeli blogger e frequentatori della rete.
Il progetto è nato da un'idea dello scrittore Giulio Mozzi e dall'adesione di altre cinquanta persone che hanno selezionato, editato e curato graficamente due opere, per il momento, "L'organigramma" di Andrea Comotti e "Una tragedia negata" di Demetrio Paolin: le prime due opere che sono piazzate sul sito internet e possono essere scaricate gratuitamente (con la formula del copyleft).
Si tratta solo dell'inizio, altre opere e altri lavori sono già in cantiere.
La neonata casa editrice curerà anche la pubblicizzazione dei libri. In pratica si trasformerà in una vera e agenzia letteraria, "per convincere gli editori a pubblicare libri già pronti, che hanno già una loro esistenza in rete". L'iniziativa
è spiegata per intero sul sito di Vibrisse.
Per il momento si registra molto entusiasmo.
Che dire? Auguri!
giovedì, novembre 16, 2006
Sul treno

Saranno due ore di viaggio. Atomo si è appuntato nella mente la durata del trasferimento in ferrovia. Questo, prima della partenza, come è ovvio. Si è preparato a dovere, portandosi il libro da casa. Se fosse arrivato con qualche minuto in più d'anticipo, avrebbe acquistato anche il giornale in stazione. Ce ne sono di edicole alla Centrale. Ha evitato di fermarsi per non perdere tempo. Non si sa mai. Basta una distrazione per perdere un treno.
Atomo sonnecchia. Guarda fuori dal finestrino e vede il lago di Lugano. Ma no, si ricorda della gente che s'affrettava, era Milano, Milano. Un budello di stazione. Gente che va, gente che viene; come, un tempo, nei grandi alberghi. Non si sa dove l'ha letta questa frase, ma funziona.
Gli vien già da sonnecchiare e il treno è partito da poco. Il libro lo ha abbandonato, vicino alle gambe. Lo sta tenendo stretto, se avesse i polmoni morirebbe soffocato. Le palpebre si abbassano e il torpore lo rapisce, se lo porta via, lento, lento, ma inesorabile. E' dolce, questo sonno. Implacabile, va contro la sua volontà.
Dopo mezz'ora, forse solo quindici minuti, lui non controlla, riprende a leggere. Lentamente. Pare a lui di leggere:"Spada di sole, s'infila tra le cose della vita, fra i muri, in mezzo alle case".
Sono le otto del mattino, di un mattino d'inverno con quella luce che non ha nulla da dire. E' un sole che non scalda ma sembra orgoglioso di esistere. Vibrante, a suo modo lo è. Come una lama, quindi,trafigge l'asfalto dei marciapiedi e s'infila tra gli interstizi lasciati liberi dalle case, si apre fra gli ampi spazi lasciati dagli edifici, le case slanciate con ambizioni, quasi, di grattacieli. E il raggio vien su dal basso orizzonte. E' un dardo, una saetta, talvolta.
E' l'ora in cui Atomo ha vaga percezione d'esistere, eppure assapora la vita che irrompe. E' una frazione di tempo, difficile da misurare; ci vorrebbe una strumentazione raffinata. Occorrebbe possedere una macchina frutto del lavoro di scienziati per acchiappare l'istante. Solo un super esperto di nanotecnologie ce la potrebbe fare.
Un barbaglio di luce trafigge il mento di Atomo, questo spesso succede al mattino. Talvolta, non è barbaglio che offusca la vista, ma splendore pieno di luce. E' un attimo. Non è il milanese tran, tran, - tram tram - quello del treno. E' un cullare sì, brusco e dolce, unatenerezza di viaggio che ti ributta sulla branda legno, branda branda, legno legno. Atomo, svegliati? Devi leggere. Devi finire quella pagina. Sonnecchia, invece, e gli viene un'immagine come di sogno: lui è sulla slitta che sembra il dottor Zivago. Forse è a Cracovia e sta per raggiungere una Lara.
BLOCK NOTES

BRUNO PISCHEDDA
Il critico Bruno Pischedda interviene alla presentazione del suo libro. Con lui anche Giuseppe Genna e Stefano Salis
MILANO, VIA MANZONI 12 Venerdì 17 novembre, ore 18:00
METTERE GIUDIZIO DI BRUNO PISCHEDDA
G.K. CHESTERTON
Giovedì 23 novembre incontro con Joseph Pearce, professore di letteratura Ave Maria University, Florida, autore di biografiesu G.K. Chesterton e sui grandi convertiti inglesi.il titolo dell'incontro organizzato dal Centro Culturale di Milano è: La ragione, il mondo moderno e Padre Brown.
GIUSEPPE BRAGA
Il 25 novembre nell'auditorium S. Michele in via Roma 68B a SelvazzanoDentro (Padova), un'altra presentazione nell'ambito degli incontri "Incontro con l"autore - la scrittura altra", ore 21.00.
mercoledì, novembre 15, 2006
Atomo, quasi Atomar
Dalle sue rimembranze scolastiche pesca la carta "Calvino". Gli ricorda qualcosa di tracciato bene, come le strade di Torino, del resto fa anche rima. Ma trovare l'autore nelle carte della materna, non è affatto semplice. Intanto bisogna farsi largo fra la raccolta dei testi delle encicliche papali e i tomi di storia della spiritualità femminile che portano via un sacco di spazio. Non sono assenti, nemmeno, i testi dei cardinali di Milano, ma non sono ordinati, per data o autore, e quindi manca un criterio intelligente per leggerli. Qui uno Schuster, là un Martini. A confondere il tutto anche i testi che erano rivolti ai bambini.
Si avvicina con il testo alla luce fioca della lampada della sala, apre con aria furtiva le pagine del libro e si ritrova, per puro caso, a leggere le avventure di Palomar. Ma proprio perché è una lettura "a caso", attacca il secondo capitolo, dal titolo "il seno nudo". Tiene le pagine incollate al suo golf.
Dopo poche righe è turbato e smette. Va a dormire.
L'indomani, sul treno, pochi minuti dopo la partenza, tira fuori il libro da una borsetta di pelle nera. E legge.
Questa volta inizia il libro dal primo racconto: "Il mare è appena increspato e piccole onde battono sulla riva sabbiosa. Il signor Palomar è in piedi sulla riva e guarda un'onda".
Atomo si ferma. Guarda fuori dal finestrino. Riprende la lettura. Dopo una pagina e mezza si distrae ancora. Guarda il controllore che arriva dal fondo dello scompartimento. Si accorge che è una donna. Fa finta di riprendere la lettura. La signora in divisa chiede i biglietti. Atomo infila una carta di caramella fra le pagine, per tenere memoria di dove è arrivato. Fruga in una tasca e poi in un'altra. Non trova il suo biglietto. Poi si ricorda, forse è nella borsa. Vero.
E' una delle sue insicurezze, quando va in treno si sente perso, perché ha paura di smarrire le cose, portafogli, monete, biglietti sia quelli della metropolitana, sia quelli del treno.
martedì, novembre 14, 2006
Frammenti atomiani 2. All'ombra degli elefanti
"Forse non posso, però domenica".
"E perché?"
"Devo aiutare mia madre".
"Oh bella, ti sei messo in affari con lei?".
"Sta dando una mano alla cooperativa di papà"
"O cavolo, un business di famiglia"
"Beh, poi c'è anche la pastora. Ti ricordi? Quella che ha pronunciato l'orazione funebre al funerale di mia nonna".
"Non c'ero in chiesa. Comunque ti seguo. Vai avanti"
"Beh, mio padre, vende carta. Oggetti belli da cartoleria. Carta da regalo, segnalibri. Arriva dall'India. Là hanno gli elefanti".
"Gli elefanti? Non capisco".
"Dunque, mo' ti spiego. C'è una azienda che porta avanti il progetto. E' in India, là in India hanno gli elefanti"
"E fin qui ti seguo."
"Gli elefanti mangiano tonnellate di erba e vanno spesso in bagno".
"Quando parli non dici mai cose volgari".
"Bene, quel po' po' di roba espulsa viene buona per produrre dell'ottima carta. Il 75 per cento è fatta in questo modo, il rimanente è carta riciclata. Basta dipingerla, il risultato è una meraviglia. Mio padre è stato anche in fiera a Bologna, e ha fatto conoscereil giro il progetto. Hanno iniziato ad interessarsi della cosa anche qualche giornale e un paio di televisioni locali. Vedrai, questo progetto ha un futuro".
"Vabbe', siete impegnati. Non puoi venire al concerto. Per colpa degli elefanti, suppongo".
Trin, trin. O qualcosa che ci assomiglia".
"Sono ancora io, Atomo"
"Hai un mancamento?"
"Non ancora. Ma giro sempre con i sali. E l'aceto. Non si sa mai".
"Allora? Puoi venire a sentirmi, domenica?"
"Si, saltato tutto, dall'altra parte. La macchina che trasforma la roba degli elefanti è andata in tilt e per questo mese, sono parecchio in ritardo. Mio padre ci ha detto di rilassarci e mia madre ha deciso di andare ad aprire una chiesa a Milano. E' una chiesa sconsacrata che viene usata per gli incontri ecumenici"
"E tua madre che cosa c'entra?"
"Ha le chiavi".
"Il concerto inizia alle 5 del pomeriggio. E' l'ora del thé. A Torino hanno queste usanze. Signore e signori s'incontrano, si scambiano due chiacchiere, bevono un bicchierino e..."
"E..."
"E..."
"Va, beh. Non ho capito nulla di ciò che fate a Torino. Quindi prendo il treno dalla Centrale, arrivo a Porta Nuova, faccio dieci minuti a piedi e sono arrivato in via delle Orfanelle. Ho controllato sulla cartina".
"Suono con la mia insegnante. Vedrai, ti piacerà. Pezzi classici con la chitarra e anche il mandolino".
"Ciumbia, che bello".
"Sapevo che ti sarebbe piaciuta la cosa"
"Ma che cosa sento? Stai suonando?"
"Non perdo tempo, io. Ricordati: sono Rockabilly".
(continua)
Frammenti atomiani
"Prego? Ah, ho capito, le passo mio marito.Tieni, è per te.
"Ho un mancamento..."
"Carisssimo. Dove sei? Cosa fai?"
"Son tornato a Milano"
"Davvero?"
"Lavoro in un negozio"
"Davvero?"
Di dischi".
"Ma guarda".
"Concerti?".
"Acqua passata".
"Sei ancora gay?"
"Mai stato. Adesso ti rompo il muso se continui la solita tiri tera. Sento il noto rumore, di sottofondo".
"E' musica, tesoro. Ricordati: il mio nome è Rockabilly".
"Hai fatto carriera?"
"Beh, aiuto vice preside. E poi ho messo su una banda, con le più grandi della scuola"
"Il nome? Spara il nome"."Tequila bum bum".
"Ma guarda".
"Ma senti".
"Ma che pirla che sei!"
"E il crescendo rossiniano?"
"Quello sempre nel cuore, nel petto. Tutto dentro. Anzi, ti dirò di più. Ti invito al mio concerto, lo faccio a Torino con la mia insegnante, quella storica del conservatorio. Lei dice che bisogna permanere nel virtuoso"
"C'è nebbia a Torino?"
"Ma cosa dici?"
"Sì è vero, vedevo brume anche sulla costiera amalfitana. Ti ricordi?"
"Ma allora, vieni al concerto?"
"Dammi le coordinate, torinese".
"Prendi il treno, innanzitutto".
"Innanzitutto".
"Che fai, ripeti?"
"Perché? Non posso?".
(continua)
lunedì, novembre 13, 2006
Vibrisselibri. come pubblicare passando dalla rete
Partecipano: Lucio Angelini, responsabile del Comitato di lettura; Gaja Cenciarelli, responsabile della redazione; Giulio Mozzi, ideatore di vibrisselibri; Demetrio Paolin, autore del saggio Una tragedia negata pubblicato da vibrisselibri; Filippo La Porta, critico letterario.
L'iniziativa sarà presentata 12 dicembre a Milano presso la Libreria Feltrinelli di Via Manzoni (ore 18).
Se vuoi saperne di più sul progetto, allora vai a questa pagina: http://www.vibrisselibri.net/
ATOMO, oppure: "Fulgidi amori, ameni siti e perigliose cacce"
Il manoscritto sulle perigliose, picaresche, improbabili avventure di Atomo sta pian, piano, girando fra amici, conoscenti e qualche collega di lavoro. Mentre nel frattempo il tomo è arrivato in copia unica o in doppia copia a quattro distinte case editrici per la lettura. Facendo due calcoli, poiché non conosco direttamente nessuno nell'ambiente, le prime risposte, positive o negative, potrebbero arrivarmi non prima di Natale. Così affermano - mettendo abbondantemente le mani avanti - le case editrici nei loro siti.
C'è anche un misterioso agente letterario che si sta dando da fare per interessare altre due case editrici editrici, che chiameremo N. e M.
Non è facile interpretare il sistema editoriale. Si va avanti per tentativi. Si legge, si prova ad acquisire informazioni e conoscenze sui meccanismi e le persone che sovraintendono, ma la sensazione, alla fine, rimane sempre quella: è come buttare una bottiglia nel mare e sperare che, prima o poi, a qualcuno venga il desiderio o la curiosità di raccoglierla. Buttare un sasso nell'acqua e attendere.
Le letture "casalinghe" hanno dato buoni riscontri, cioè, in sostanza, lo scritto è piaciuto. Ho come due tipi di lettori davanti a me: chi è già in qualche modo coinvolto nel mondo editoriale e chi, invece, è distante dalla "macchina", dalle redazioni editoriali, dal mondo giornalistico o letterario o altro ancora. Una persona che conosco bene, e che in questo mondo ci vive e lavora, si è appassionata alla lettura delle gesta di Atomo. Mi ha scritto anche delle note a lato del testo, in matita. Ho seguito i suoi consigli; c'era, in particolare, un discorso nel quale ho un po' pasticciato e non si capiva bene a chi attribuire i discorsi diretti. Ma, nel complesso, le correzioni da "editor" sono state molto discrete (usata la matita) e professionali.
Per quanto riguarda l'agente letterario, bisogna che faccia bene il suo mestiere. Ogni tanto telefonare per sapere come va, ma senza esagerare. Ad interposta e fidata persona. Si attendono tempi lunghi. Come vedete si deve tessere la tela.
venerdì, novembre 10, 2006
La squadra scomparsa, giallo per ragazzi

La trama: i ragazzi della squadra milanese della Matrone sono invitati a partecipare a un torneo internazionale in Spagna. Durante il torneo, l'intera delegazione dei nigeriani svanisce nel nulla.
Si apre così un appassionante caso poliziesco su cui un aggiungo altro per non togliere il gusto della lettura...Perrone non è nuovo alle fatiche di penna. Con il suo Banana Football Club, la prima avventura dei ragazzi della Matrone, ha vinto il Gigante delle Langhe 2005.
Foto: Fabbri Editore
(Angelo De Lorenzi)
martedì, novembre 07, 2006
Dai tetti in giù
che ospita l'intervento di Ferruccio Parazzoli nel fascicolo 5/2006 della rivista Vita e pensiero dell'Università Cattolica di Milano
Non so come andrà a finire.
Quando avrò iniziato a ordinare un po' il materiale, vorrei parlarne con lei, Ferruccio Parazzoli, che non conosco e sapere che cosa ne pensa.
Oggi ho visto tre zingarelle in metropolitana, in stazione centrale, che hanno scoperto un abile stratagemma per ricavare qualche euro a fine giornata.
lunedì, novembre 06, 2006
NOVE, otto, sette, sei...
Chiuso il ciclo (ve ne parlerò) la mia attenzione si è posata su altri incontri, disgiunti da cicli tematici particolari. Uno di questi, li cito in ordine sparso, riguardava la presentazione di un romanzo, Il Cristo Elettrico, scritto da Lello Voce, cinquantenne poeta, poeta di professione, poeta professionista (e con un nome del genere che cosa poteva fare diversamente?), ma sì, proprio così, forse si può addirittura campare con la poesia. Il personaggio di richiamo - devo ammettere che non conoscevo Lello Voce - era Aldo Nove. Ora devo stare attento a come scrivo e cosa scrivo. Prima o poi i citati ti leggono, sul web. Ci sono i motori di ricerca ed altre diavolerie di Google che ti avvertono quando compare il tuo nome nello spazio virtuale del www.
Quindi, attento alle citazioni, se scrivi il titolo di un romanzo, non sbagliare, non confondere i tomi, non fare tuttaquella gran confusione che in testa è lecita, ma scritta può trasformarsi in un boomerang. Beh, che dire? Mi aspettavo un Aldo Nove più Cannibale, anche nel vestire. Le foto che girano sono una cosa, la realtà è un'altra. Nove, leggermente abbronzato, curato nel vestire, oserei dire elegante, mi ha fatto venire in mente un giovane insegnante di filosofia di qualche liceo bene della città.
l'incontro, comunque, al di là delle note di colore, è stato molto interessante. Secondo me vale la pena darci un'occhiata. L'autore ha citato Manzoni in un contesto che non sembrava presagire nulla di "cattolico", o di letteratura "cattolica". La storia raccontata riguarda un drogato, l'Egidio, ma è l'idea, piuttosto, un giudiziosull'intellettuale di oggi che, appunto, ha una patologia da dipendenza. Ma il punto era: andare a parlare oppure no con Aldo Nove? Raccontargli del mio romanzo? No, non ce l'ho fatta. Ho preferito ascoltare. Imparare. Ci sarà tempo, forse, per parlargli.
(p.s. Aldo Nove è il curatore di una collana per Tea)
Il sito di Lello Voce http://www.lellovoce.it/
Il sito di Aldo Nove http://www.aldonove.com/
(continua)
lunedì, ottobre 30, 2006
Caccia all'EDITORE 4. Blogodramma a puntate
Ho scritto il libro utilizzando sia la penna bic, sia il computer. Gran parte della scrittura è avvenuta direttamente a computer ma, talvolta, ho ricorso anche al classico quadernetto. Ciò che scrivo con la penna, ho una predilezione per la bic blu punta morbida, poi riporto a computer. Scrivo sia in un modo, sia nell'altro, solo per ragioni pratiche. Utilizzo la biro, quando sono via da casa, in vacanza e non ho con me il computer. Ciò che si imprime sulla carta è spesso solo un appunto, un semi lavorato, mai la forma definitiva del lavoro; questo perché ho una pessima calligrafia e quando mi rileggo fatico a capire tutto ciò che ho scritto. Da una parte è un vantaggio; mi permette, tutto ciò, di migliorare, ampliare e dilatare ciò che mi è venuto in mente in prima battuta. Per certi passaggi, particolarmente"pensati", concettuosi o difficili, vale la pena ricorrere alla biro.
Il computer tende a sveltire. E' ottimo per i dialoghi, le frasi sincopate.
Gli consegno la chiavetta, dentro c'è il file del romanzo assieme a cartelle ed altri files che appartengono ad altri lavori e documenti. Ma il libro è quello lì. A complicare la vita nella stessa chiavetta, ci sono anche un paio di versioni precedenti del romanzo. Facile confondersi e stampare il testo sbagliato. Così mi devo avvicinare al computer del napoletano e rintracciare il file giusto, quello che mi interessa. Non gli dico che cosa è, anche se vorrei spiegargli che ci tengo molto e che un giorno - spero presto, per dio - potrebbe essere pubblicato da un editore.
Sì, è un romanzo. Un romanzo. Intuisco che i due lavoranti stampano di tutto e se gli dicessi il tipo scritto attorno al quale stanno trafficando, non ne riceverei in tutta risposta una particolare reazione. Quindi, preferisco tacere e farli lavorare. Un lavoro che che mi costa qualcosa come 5 euro a copia. Ne faccio fare un po', due o tre alla volta. Ci ritorno tre volte. Un discreto investimento. La parte creativa dei due, consiste essenzialmente nel propormi il tipo di rilegatura del fascicolo. Il più alto mi propone una fascetta a caldo che avvolge il dorso del volume. Posso scegliere il colore della fascetta. A seconda della casa editrice o del lettore al quale mando il manoscritto, decido per un colore. Opto per la fascetta rossa e per quella verde. Ma per una copia dello scritto scelgo il giallo, che è in tono con il titolo. Questa dovrebbe essere la mia copia personale. Poi vi racconterò che anch'essa, in realtà, andrà a finire da un editore. Un editore grande, strutturato. Speriamo che il giallo porti bene.
Ma torniano in copisteria, dai due. Un giorno capito in serata, mancano cinque minuti alla chiusura. Ho fretta di una copia. Il "napoletano" mostra tutta la sua umanità. Si toglie la giacca, e si rimette al lavoro. Mi prende la chiavetta e la infila nel computer. Poi deve andare in bagno, mi dice diaspettarlo in negozio, lui va nel bar vicino. Io son soloin copisteria, arriva un americano. Mi chiede se il negozio è aperto, farfuglio qualcosa in inglese ma mi faccio capire. Adesso siamo in due davanti al negozio. Poi arriva anche una ragazza. Adesso siamo in tre. Il napoletano arriva, gli sono riconoscente, vorrei baciarlo sulla fronte e raccontargli - ho una voglia matta didirglielo - che sta collaborando a far uscire un romanzo. Mi trattengo. Aspetto con calma la stampa del manoscritto.
Mi dice, come al solito, di aspettare dieci minuti prima di sfogliare, di aprire le pagine perché deve far presa la fascetta a caldo. Infilo il tomo in una busta bianca e lo metto dentrola mia borsa che uso per andare in ufficio. Domani andrò in posta e lo invierò all'editore con una raccomandata con ricevuta di ritorno.Continua
venerdì, ottobre 27, 2006
Caccia all'editore 3 URGE ATTENDERE
giovedì, ottobre 26, 2006
Caccia all'editore 2 blogodramma in divenire
Ora è g. che bussa alla porta del virtualnovelliere, per entrare nel novero dei personaggi abbozzati. E ne ha diritto. A lei è venuta l'idea di buttar sulla carta - pardon - sul video, il blogodramma in divenire che dovrebbe, dico dovrebbe, ruotare attorno al tema della ricerca di un editore per un manoscritto (del sottoscritto) scritto (w le ripetizioni) nell'arco ditempo di due anni.
Chi è g ? Appunto. Chi è g.? Per saperne di più bisogna traslocare su quest'altro indirizzo http://zulawskiego5.splinder.com/, ma non fatelo ora, fatelo dopo, quando termina il post. Ma fatelo. Oggi è stata aggredita dalle maleparole di un disturbatore virtuale, un sabaudo, un sabotatore d'idee, ingegno e creatività che ha visitato di recente il blog di g.
Chi è g.? Non lo so, non l'ho mai vista in faccia. Forse è una giovane mamma che trascorre i pomeriggi a cuocere pop corn per le sue bambine in un appartamento di Cracovia, Polonia.
L'ho incontrata per caso in forma mediata sul suo blog, dove ci sono capitato per caso, come scivolare su una buccia di banana, senza farsi male: un sito casa, un sito appartamento, un sito sito, che regala confidenze domestiche, fra malattie di inquilinette, distacchi strazianti del padre delle fanciulle che va in giro per l'Europa (a far che cosa? Non si sa) e una g. che in precario e virtuoso bilico fra ironia, nostalgia, racconto succoso delle quisquilie della vita - un gradevolissimo lessico familiare - forse cerca di terminare la scrittura di una tesi. Ha nostalgia di Firenze?
A complicare ed arricchire la saga familiare, in diretta presa web, una storia di spostamenti nel vecchio continente, fra Toscana, Cracovia e Berlino. La prendo alla larga, con la digressione offerta dagli spunti del quotidiano, che sono improvvisi e imprevisti. G è curiosa. Vuole sapere come sono fatti gli agenti letterari e come si comportano. E le agenzie letterarie, sì. E gli scrittori, gli scrittori. Sì, gli scrittori. Pausa.
Per iniziare il racconto quindi; finito di scrivere il mio romanzo (sono circa 230 pagine), ho affrontato il problema della pubblicazione. E mi sono trovato impreparato. Per terminare lo scritto mi son dovuto rinchiudere in casa, sfruttare tutto il tempo libero dagli impegni di lavoro tradizionale. Chiudere il cerchio, finire la scrittura, depurare il tutto da refusi e ripetizioni, passando il testo a mia moglie che ha fatto il lavoro duro di setaccio e poi dato suggerimenti e poi detto che alcuni passaggi richiamavano Svevo, e poi detto di stare attento per conseguenze, possibili liti familiari a tomo pubblicato.
Quindi lavoro e vita sociale ridotta al lumicino. Per pubblicare, invece, bisogna saper coltivare, e coltivare, anche qualche amicizia nell'ambiente. Frequentare l'ambiente. Luglio se ne è andato a imbiancare la casa. Un pezzo di agosto l'ho usato per dare gli ultimi ritocchi al romanzo, poi mare con figli, secchiello, palette e tutto il resto e agli inizi di settembre una ripassata finale al tomo.
(continua)
mercoledì, ottobre 25, 2006
CACCIA ALL'EDITORE 1 blogodramma in divenire

Scritto un libro. Inizia il bello. O il brutto, se volete. Sarà capitato anche a voi...di avere un romanzo nel cassetto. Una raccolta di novelle. Un elzeviro. Un florilegio letterario o, magari, solo una lettera mai spedita alla vostra ex spasimata amica polacca, con dignita di pubblicazione.
Sarà capitato anche a voi. Prima o poi capita. Mica di avere fidanzate o imparentamenti nelle periferie cracoviane. Più modestamente, magari solo un libro da pubblicare.
Carta, carta, carta. Carta canta. Scrivere nel web è come divertirsi a elzevirare sulla spiaggia, ma al primo refolo di vento, al primo solerte bagnino, si spazza via tutto. Via il secchiello e le palette, a casa! La carta - invece - resiste.
Ma farsi pubblicare qualcosa non è per nulla facile. Eppure è come la seduzione del maligno, l'abbaglio del sole in faccia che incendia l'impresa. Provarci. Bisogna provarci. Magari, come scrisse Manzoni Alessandro, il Manzoni, se preferite, si scrive per quei 25 lettori. Ma sarà valsa la pena.
Quindi darò conto, da ora in poi, e vergherò, da ora in poi - su questo blog - l'impresa ardimentosa della caccia alla pubblicazione. Fingo di essere un esordiente, perché in realtà un paio dilibri li ho pubblicati, ma non erano di narrativa, non erano romanzi, direte voi. Quindi, nella misura in cui si dilaterà l'attesa per la pubblicazione del mio libro, s'accrescerà a dismisura il racconto sul blog. Spero di finire questo racconto in un paio di settimane. Spero.
Personaggi principali del blogodrama in divenire a puntate:
case editrici alle quali inviato il manoscritto
agenti letterariamiche e amici degli agenti letterari
responsabili delle terze pagine dei quotidiani nazionali
scrittori in carne ed ossa (rivali o alleati?)
lettori occasionali del manoscritto
lettori professionisti del manoscritto
frequentatori di scuole di scrittura
parenti stretti
parenti larghi
parenti serpenti (naturalmente)
venerdì, ottobre 20, 2006
Salvate il Sergente nella neve
i giornali. E invece non è stato fatto, preferendo montare la panna, come si dice in un certo sotto gergo giornalistico.
Oggi un importante quotidiano a tiratura nazionale tira in ballo un libro importante, il Sergente della neve" scritto da Mario Rigoni Stern, un long seller che fece conoscere al mondo la ritirata in Russia degli alpini. I due articoli ospitati nella cronaca lombarda a pagina 13 di un importante quotidiano a tiratura nazionale, trattano l'argomento del titolo del romanzo che, come ricorda lo stesso Mario Rigoni Stern, intervistato dal giornale, fu scelto da Elio Vittorini in persona. Qualcosa come 53 anni fa.
Bene, secondo quanto scritto dal quotidiano Il "Sergente nella neve" non è un milite ignoto, o un personaggio immaginario. No. Spunta oggi la testimonianza del figlio di Francesco Minelli che rivela, sembra per la prima volta: "Mio padre, Francesco Minelli, era il "Sergente nella neve", raccontato da Mario Rigoni Stern". Mai un'uscita pubblica, una dichiarazione. Un segreto custodito nel segreto delle quattro mura di casa da condividere, forse, con il nipote dell'alpino di Rovato che, partito per il fronte russo nel luglio 1942, arruolato nella 55esima Compagnia del VI Battaglione Vestone della Divisione Tridentina, morì all'inizio di febbraio 1943 poco dopo la sua cattura a Nikolajevkna.
Secondo la testimonianza di Giancarlo Minelli rilasciata al Corriere, "Rigoni Stern
vide mio padre agonizzare nella neve. Fece di tutto per dargli animo e farlo
reagire, pur sapendo che la morte lo stava portando via. "Il sergente nella neve" è stato il miglior omaggio che il babbo e tutti gli alpini potessero ricevere.
Di questa notizia, non esiste una prova. Tutto si basa sulla parola del figlio.
Forse una convinzione interiore che ci piace lasciare al protagonista in seconda battuta di questa grande tragedia e storia. Ma il giornale no, poteva fare a meno
di gonfiare la storia. Ok. Il Sergente della neve è stato un soldato in carne e ossa.
Fuori le prove. Come se non bastasse, la spalla, con l'intervista allo scrittore,
non aggiunge una certezza in più a sostegno della tesi.
Ma non fu Vittorini a scegliere il titolo? E in base a quale criterio lo scelse? Aveva in mente un personaggio, una persona, in particolare?
Questo vorremmo sapere da un giornale a grande tiratura nazionale.
martedì, ottobre 17, 2006
Sedaris? Come il mascarpone al cioccolato

Di certo, alcune frasi sono imperdibili, di conio originale. Per esempio, tratto da "Me parlare bello un giorno (Mondadori):
"Per chi ci vive, è sempre salutare osservare Manhattan da una certa distanza. Vista da vicino la città appare come un opprimente cumulo di scale, ma da lontano ispira fantasie di ricchezza e potere così profonde che persino i comunisti talvolta restano senza parole".
Oppure: "A differenza di mio padre, che sfornava tele a raffica e senza il minimo criterio, io avevo idee concrete su come dovesse essere la vita di un artista. Seduto alla mia scrivania, con in testa un baschettino stretto quanto il cappuccio di una ghianda, mi immergevo nel mondo dei libri d'arte presi a prestito dalla biblioteca pubblica".
note di Angelo De Lorenzi
venerdì, ottobre 13, 2006
IL SENSO DELLA LIBERTA’
To: Al presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, professor Franco Abruzzo
Aderisco alla raccolta di firme per protestare contro la decisione dell’Ordine dei giornalisti (28 settembre 2006) della Lombardia di infliggere la sospensione a Renato Farina con una motivazione assurda. Farina infatti non ha affatto tradito la professione giornalistica, né ha compromesso la sua dignità aiutando la lotta contro il terrorismo, anzi ha difeso la libertà. Non puo' essere un Ordine professionale a decidere sul rapporto di fiducia tra un giornalista e i suoi lettori, e ci pare assurdo e vergognoso che l’Ordine dei giornalisti intervenga nel merito di un suo articolo di critica all’onorevole Romano Prodi.
Chiedo espressamente che l’Ordine revochi la sua sentenza e provveda a restituire l’onorabilità umana e professionale del vice direttore di Libero. È contro la Costituzione che non possa esprimere il suo pensiero liberamente.
giovedì, ottobre 05, 2006
Crisi coniugale
Quando lo incrocio mi fa una visita veloce, guardandomi negli occhi. In genere sto bene (per fortuna), e basta un “buon giorno, come sta”.
“ E io: "bene, grazie”. Se invece mi sento costipato azzardo un “la stavo per chiamare, ha tempo?”.
"Passi a trovarmi in studio". Poi l’ho chiamato sul cellulare per fissare un appuntamento, come prevedono le regole d’ingaggio con il proprio medico di fiducia.
“Vediamo, domani mattina non posso”. “E io non posso nel pomeriggio”.
“Facciamo allora mercoledì”. “Mercoledì? Mercoledì avrei un impegno”.
“Sa, io faccio mezza giornata in studio”.
“Ma io quando sto male, sto male. Mi capita persino di stare male tutto il giorno e talvolta anche la notte”.
Sono andato a trovarla nel suo studio, spero di non morire prima.
Il mio medico di base in realtà è una donna, ma io preferisco chiamarla “medico di base”.
Secondo me potrebbe lavorare bene anche dietro il bancone di una merceria, farebbe il suo bel figurone. Secondo me non ha proprio il fisico della dottoressa.
Nei avrei voluto sposare una, con gli occhiali da intellettuale e la puzza leggermente sotto il naso. Poi no, ho pensato: sarei stato sempre io ai fornelli, meglio fuggire dalle donne che non sanno cucinare. La mia dottoressa, comunque, è una brava persona; quando vado a farmi visitare nel suo studio mi analizza a distanza, con gli occhi e non si azzarda a palparmi la pancia come facevano una volta, vecchia scuola! Non crea imbarazzi, quindi, la mia dottoressa.
Ho dato subito la colpa a mia madre che non mi ha insegnato il nome preciso delle dita della mano e a che cosa servono. Indice, pollice, medio, anulare: adesso mi son fatto una cultura su questi argomenti ma quando è successa quella cosa terribile, non avevo le idee chiare. Per farla breve, mi è capitato di indossare la vera sul dito sbagliato, è finita dritta infilata nel medio, senza che me ne accorgessi. Il dito naturalmente s'ingrossò. Provai con il sapone. Ne misi tanto sul dito, ma l'anello non usciva.
Il medio divenne rosso e poi viola. Il dito medio non serve a nulla, non ha nessuna funzione specifica da quanto mi è dato a sapere. Serve solo in certi casi per favorire i disastri. Le disgrazie conducono alla filosofia.
Insistei con il sapone per oltre mezz'ora, di nascosto senza farmi scoprire da mia moglie perché per lei ogni accenno di malattia diventa una tragedia! Giravo e rigiravo ma l’anello non usciva e il dito da rosso divenne violaceo, dello stesso colore del mosto. Forse il medio serviva all’uomo africano, da cui tutti noi deriviamo. Essendo il più lungo lo usava per lavoretti delicati, all’interno della sua grotta.
Mi chiede che cosa ho e se sento dolore. Accertata la non gravità della faccenda, mi dice di aspettare con calma. Io che sono una persona di natura tranquilla, messo in certe situazioni divento inquieto. Sbircio a destra e a sinistra. Mi alzo e provo a buttare uno sguardo dentro ad un locale che improvvisamente si apre alla vista. Vedo un altro corridoio illuminato bene e un paio di chirurghi con la loro divisa verde che escono da una stanza. Ma è un attimo perché le porte si chiudono velocemente. Mi siedo di nuovo. Passa un malato sulla lettiga, dietro un paio di parenti mediamente trafelati. Penso che abbia avuto un incidente stradale. Trascorsa mezz’ora, arriva un’altra dottoressa. E’ sulla quarantina ed è splendida. Non ha un etto di ciccia fuori posto e il camicie bianco le fa risaltare le sue belle forme di donna matura. Mi chiede “che cos’ha?”.
“Ma come hai fatto? Ma è possibile che non sei capace di vivere tranquillo e ci deve sempre essere qualcuno che ti viene in tuo soccorso”.
Lui le fece notare che si era trattato di un semplice incidente, e che ciò non accadeva spesso. L’ungherese s’arrabbiò. “Non ti ho detto, forse, che l’anello va tenuto sempre al dito anche quando vai a nuotare nel mare? Non te lo devi mai sfilare, per nessuna ragione!” Mentre parlava, Atomo guardava in alto e talvolta in basso con aria assente. E questo accadeva spesso quando una persona lo riprendeva. Fra una alzata e un’altra di capo decise che avrebbe dovuto recarsi dal gioielliere per far ricomporre l’anello. Il negozio era un buco in cui i clienti facevano fatica ad infilarsi gestito da una coppia di anziani tracagnotti prossimi alla pensione. Dal fare circospetto dell’uomo si capiva che aveva una pistola dietro il bancone di quelle che si usano per legittima difesa.